venerdì 27 dicembre 2013

La fine del diritto e la società della disperazione (di Antonio Pimpini)

Il Paese che, a giusta ragione, era definito la culla del diritto, ora è divenuto il postribolo del rovescio, lo è in tutto, quindi anche nella macchina della giustizia.
Ancora una volta, gli interventi settoriali e malfatti, proposti da una masnada di buoni a nulli, appaiono volti unicamente ad impedire il soddisfacimento della sete di giustizia, addirittura facendo apparire come conquiste di civiltà veri atti iniquità e di devastazione di conquiste acquisite al patrimonio comune. Ma è ormai in atto un disegno criminoso delle istituzioni  e della casta (la vera e la più pericolosa) della Magistratura, con la complicità di parte dei media, per delegittimare tutti i presidi di garanzia del cittadino, creare uno stato di polizia in tutti i campi, fiscale, civile, tributario, pubblica sicurezza, prevenzione, sport.
Come se non bastasse, la privacy, o meglio, il diritto alla riservatezza, è ormai svuotato di ogni contenuto, per essere stato soppiantato dallo spionaggio continuo in ogni settore, dal profilo ludico a quello finanziario, nessuno escluso.
Ma andiamo con ordine. La recente puntata della trasmissione killer su raitre, Report, ha dedicato ampio spazio ad una sorta di valutazione comparata (e sinceramente unilaterale, oltre che atecnica) tra la giustizia penale italiana e quella americana e inglese (come se dovessimo emulare esempi di paesi lontani anni luce dalla nostra cultura giuridica e dalla civiltà in generale). In tale contesto, la lente del giustizialista – giornalista puntava il dito sulla prescrizione del reato, descrivendola come la causa principale – udite udite - del mal funzionamento della giustizia italiana. Inoltre, tale istituto, di assoluta civiltà e garantismo, veniva mostrato come abusato dai difensori e, in maniera particolare, da chi poteva ottenere differimenti sine die perché principe del foro o plurimandatario in cause importanti.
All’improvviso l’accorto giornalista poneva la domanda al meraviglioso magistrato intervistato nel servizio, precisamente se la prescrizione esisteva negli ordinamenti americano e inglese e il magistrato intervistato cosa faceva? Immediatamente, a conferma della sua efficienza in tempo reale, telefonava dinanzi alla telecamera ai suoi colleghi inglesi e americano, ai quali prima chiedeva lumi sull’esistenza della prescrizione del reato e poi sulla eventuale adozioni nei loro Paesi dell’amnistia e dell’indulto. La risposta era ovviamente negativa per entrambe le domande, tanto che poi si approfondiva la questione e il messaggio che si dava al telespettatore era, peraltro espressamente invocato per il tramite di altro tecnico del diritto del common law, la possibilità di perseguire chiunque per qualsiasi reato e in ogni tempo, senza la presenza di questo fardello della prescrizione. Spenta, la televisione mi sentivo assalire da una grande preoccupazione. Gli interventi del legislatore sulla normativa sostanziale e processuale erano, dal dopoguerra in poi, caratterizzati da isterismo, tecnica di redazione delle norme a dir poco allegra, introduzioni di istituti ibridi e da normative spesso contraddittorie, ma, almeno sino al 1989 – 1990, la spinta al processo accusatorio, quale espressione principale di garanzia e presidio di giustizia, aveva tenuto alto il profilo della tutela dell’imputato, tanto che il meraviglioso meccanismo del codice Rocco, poteva essere soppiantato solo da una riforma ispirata ad esigenze superiori di tutela del soggetto sottoposto a procedimento penale. Fino ad oggi nessuno aveva mai posto in discussione le garanzie di cui devono godere gli imputati e i meccanismi previsti dal codice di rito per salvaguardarle.
Ma il tentativo, chiarissimo e sfrontato, con cui si tendeva a far breccia nelle ignare coscienze dei telespettatori attraverso l’abrogazione della prescrizione, è un chiaro tentativo di violare il diritto di difesa e, nel contempo, l’altro, non di poco conto, di sollevare la magistratura dal dovere di agire e lavorare nel rispetto della legge, garantendo al massimo l’imputato (chiunque esso sia), evitando che la giustizia si trasformi in arbitrio.
Infatti, chiunque può trovarsi sottoposto a procedimento penale (e nella maggior parte dei casi risulterà del tutto estraneo ai fatti), per cui la predeterminazione di un termine entro il quale lo Stato possa sottoporlo a processo non costituisce affatto fattore criminogeno, ma scelta di civiltà giuridica che non può essere inficiata dall’abuso o dalle storture che possono comunque esserci nell’uso di qualsiasi strumento e funzione, anche la più lecita e legittima. Immaginiamo cosa accadrebbe se un soggetto dovesse subire a 50 anni un processo per aver partecipato ad una rissa a 19 anni!
Dopo pochi giorni, il governo si affacciava nuovamente alla ribalta con una roboante conferenza stampa, dove sfoggiava la soluzione per il sovraffollamento delle carceri, inserendo anche alcune chicche per il processo civile. La preoccupazione iniziale si trasforma in stato d’ansia.
Per quanto riguarda l’ignobile problema degli istituti di pena, a fronte di una popolazione carceraria che eccede di circa 30.000 unità quella che le strutture riescono a contenere, si profila una soluzione che, senza automaticità – come ha avuto modo di affermare tronfia il ministro dell’ingiustizia e del doppio peso – potrebbe semmai interessare 1.700 detenuti. Quindi, nessuna soluzione, la questione resta gravissima e lo stato di chi è recluso permane al di sotto della soglia animale.
Ma sulla giustizia civile il disegno criminoso e liberticida del governo diviene definitiva certezza.
Ecco, in breve, le proposte confluite nel ddl, dopo che nell’estate scorsa, erano stati aumentati i contributi per le iscrizioni e ruolo della cause fino alla metà in più per l’appello e il doppio per il ricorso in Cassazione.
a)      Scelta del rito rimessa all’arbitrio o eufemisticamente alla discrezionalità del Giudice, a condizione che la causa sia di semplice soluzione. Scelta difficile, poiché tutte le cause sono semplici se si colpisce nel segno, così come diventano difficili se si assumono decisioni errate. L’eliminazione del principio dispositivo impedisce il concreto esercizio del diritto di difesa anche in ordine al diritto alla prova, poiché, se il giudice trasforma il rito, la parte non avrà più la possibilità di recuperare sul piano istruttorio e la verità processuale, minima espressione di giustizia sostanziale, va a farsi benedire in attesa dell’esecuzione.  
b)     Viene introdotto il Giudice unico anche in II grado per determinate cause, così il controllo che consegue ad una composizione collegiale e lo stimolo a migliore verifica diventano chimere di tempi passati e aneliti da sopprimere;
c)      Motivazione  apparente e a pagamento in I grado, poiché si consente al giudice di effettuare un semplice e mero richiamo ai fatti causa accompagnato alla semplice indicazione delle disposizioni legislative sulla base delle quali l’autorità giudiziaria ha deciso in un senso o nell’altro. La motivazione potrà essere solo richiesta dalle parti, ma queste dovranno versare una quota, al momento non chiarita né esattamente determinata, del contributo unificato per il grado di appello, per poter comprendere le ragioni della scelta operato dal giudice. Chissà, poi, se i proventi (estorsivi) per conoscere le ragioni di un accoglimento o un rigetto, andranno a creare un fondo incentivante per i Magistrati ! Penso che una scelta del genere non meriti altro appellativo per chi l’ha approvato in sede di cdm (consiglio dei mascalzoni) di vergognarsi. E’ la fine del diritto e l’inizio del rovescio, con il definitivo riconoscimento del potere assoluto dei giudici non più sottomessi alla legge, alla motivazione e al controllo nei gradi successivi, ma semplicemente alle loro scelte meramente potestative e, quindi, all’arbitrio. Il sistema dei controlli, che garantisce lo stato democratico vale per tutti tranne per i magistrati che decidono, però, su tutti e li segnano a vita. L’approvazione di un parlamento non più rispondente a coscienza morale ma ad ordini di scuderia anche se questi calpestano i diritti basilari, consentirà all’ingiustizia di fare purtroppo il suo corso legislativo.
d)     La motivazione diventa apparente e finanche per relationem in II grado. In altri termini, in appello la Corte, che già per alcune materie potrà decidere in composizione monocratica e nella forma della petizione di principio come indicato nel punto b), potrà legittimamente riportarsi, nella decisione di II grado, alle motivazioni (di per se già telegrafiche e spesso criptiche) del giudice di prime cure, senza alcun altro adempimento! L’abrogazione della motivazione coniugata all’insussistente fase del riesame della decisione di I grado costituisce segnale di una barbarie giuridica che evidentemente è seconda solo a quella morale e di onestà culturale di chi l’ha pensata e di chi l’approverà.
e)      E’ stata anche pensata l’introduzione della condanna preventiva ad una somma di denaro per gli obblighi di facere infungibili, in merito alla quale andrà verificato il criterio, poiché non è legittimo consentire al giudice di creare una sanzione civile indiretta.
f)       È prevista anche l’introduzione, non si comprende come e sulla base di quali presupposti, di un accertamento tecnico preventivo nelle materie particolarmente tecniche. La questione delicata è se tale scelta costituisca condizione di procedibilità e, soprattutto, se l’esito dell’accertamento condizioni la domanda. Inoltre, come creare il contraddittorio all’interno della fase di accertamento, tenuto conto che l’acquisizione probatoria preventiva non può essere certamente procedimentalizzata, ma deve garantire il contraddittorio al fine di epurare errori tecnici, che pur esistono e che dovranno essere epurati prevedendo che l’accertamento tecnico, che sicuramente non è una sentenza che passa in giudicato, debba avere una fase di controllo e verifica. Diversamente, l’ingiustizia è completa, ma forse è propria questa la ratio cui tende il nostro legislatore.
g)      Diverrebbe possibile, altresì, per gli Ufficiali Giudiziari, nel momento in cui eseguono il pignoramento, accedere alle banche dati per meglio conoscere il patrimonio del debitore. La circostanza, pur se apprezzabile, non deve condurre all’aumento dei costi per il soggetto procedente e comunque deve essere una scelta discrezione di quest’ultimo, altrimenti si giungere a forme di vessazione del soggetto creditore non soddisfatto, come è avvenuto con il famigerato istituto delle vendite giudiziarie che, oltre ad aver spesso surrettiziamente condizionato aste solo apparenti, ha anche costituito fonte di gravosi ed ingiustificati costi.
Tali improvvide scelte, che – peraltro – si aggiungono ad una gestione delle sentenze utilizzando la condanna alle spese di lite come strumento deflattivo, così che la sentenza sbagliata resta confermata per la paura di costi elevati in caso di appello. La finalità di sconsigliare l’appello, facendo cadere una mannaia finanziaria pesante su chi lo propone, non è altro che la conferma del grave disagio che viviamo, perché chi si rivolge alla giustizia viene criminalizzato e non affiancato, come dovrebbe essere quale logico corollario di un processo di prossimità tra cittadino e stato.
Ai predetti rilievi deva aggiungersi che la macchina della giustizia funziona, in verità, grazie ad un elevato contenzioso affidato e smaltito dai Giudici di Pace, magistrati onorari, privi di alcuna stabilità e che saranno ad horas drasticamente ridotti. Il contenzioso affidato alla indicata magistratura onoraria non è affatto inferiore a quello dei togati ed anzi consente una riduzione dell’aggravio per i Tribunale mai considerato sino a fondo. Al Giudice di Pace si aggiunge la pretora di VPO (avvocati o laureati in giurisprudenza che hanno svolto specifiche mansioni riconosciuto come cause d’accesso alla carica onoraria) che sgravano i PM togati dalla udienze fiume e dal lavoro in trincea e i GOT (avvocati che si dedicano a funzioni giurisdizionali sempre onorarie e non retribuite), che in alcuni realtà giudiziarie rappresentano la colonna portante del Tribunale e ne consentono ancora un barlume di efficienza.  Tutti questi soggetti sono i veri precari della giustizia, anche se sino ad oggi sono stati stabilizzati con proroghe sine die, e sono posti – in verità – al servizio del magistrato togato, poiché ne riducono sensibilmente il lavoro consentendogli carichi di lavoro sicuramente sostenibili.
Ebbene, a chi già ha generalmente benefici, riconoscimenti, poche spese, tempo per se e per la famiglia e, circostanza di una gravità assoluta, alcuna responsabilità per i propri atti (se i Magistrati applicassero su se stessi la rigida e pesante mano sanzionatoria derivanti dal solco giurisprudenziale attuato per i casi di responsabilità medica, quanti ne rimarrebbero in servizio?), vogliamo anche ritenerli per legge non obbligati a lavorare. Via la motivazione, introduzione di sentenza prestampate con meri richiami, anche con semplici crocette, alle norme invocate, rinvio per relationem a sentenze che già in primo grado sono del tutto apparenti, Giudice unico in appallo e via dicendo. Diciamola tutta, lo Stato è diventato punitivo e sanzionatorio per chi ha in animo di agire in giudizio, contestualmente creando una mostruosa casta che lavora se, quando, quanto e, soprattutto, come vuole, senza che alcun altro soggetto possa controllarla. Tra breve si immetteranno i dati in un computer e, dopo pochi secondi, esce la sentenza, così via i giudizi, gli avvocati, i cancellieri e avremo la società degli schedati.
Se poi aggiungiamo le vessazioni del sistema tributario e fiscale, il disservizio sistemico della pubblica amministrazione, la fine della sovranità monetaria, la truffa del debito pubblico, la funzione politica ridotta ad esattore di un’Europa ingorda ed usuraia, il quadro è completo. La scusa della riduzione dell’inesistente debito pubblico con i tagli e gli enormi costi sociali, crea l’espulsione di milioni di persone dal livello minimo di vita: mi chiedo cosa resta dell’Italia?
Il sistema bancario che crea moneta virtuale e indebita l’intera collettività, l’agenzia delle entrate che vessa i cittadini ed agisce con la famigerata Equitalia in evidente conflitto d’interessi e con una sorta di cappio al collo.
E’ la società della disperazione e per uscirvi  non può esservi altra scelta che la rivoluzione.
Infine, il terrore mi assale, quando ascolto il Presidente del Consiglio Letta che, per giustificare la pressione fiscale in una della solite riunione tra i vari ministri europei, asserviti alla grande finanza, in risposta alla giornalista che gli chiedeva come potrà essere sopportata una pressione fiscale sempre maggiore, risponde candidamente o malignamente: “Non possiamo mica stampare denaro” !!!
Caro Letta, ma se uno stato non stampa denaro che senso ha? Riflettici! Poi però ho riflettuto anch’io e mi sono domandato, ma lo ha detto perché si riconosce impotente dinanzi al sistema bancario  e della grande finanza che ci domina e che riserva il signoraggio primario alla BCE o perché non lo sa?
Il terrore ora è anche coniugato disperazione, quella che ti prende quando capisci che il tessuto di una società è stato minato in radice e l’indebolimento delle  coscienze è giunto fino al punto da farci accettare supinamente ogni affermazione e decisione, anche quella che ci porterà alla fine.
A noi la scelta, accettare o ribellarci per ritrovare la speranza di un mondo migliore.


Antonio Pimpini

mercoledì 11 dicembre 2013

Bando del Premio John Fante Opera Prima 2014

FESTIVAL LETTERARIO ‘IL DIO DI MIO PADRE’ DEDICATO A JOHN FANTE
Torricella Peligna (Ch) - Abruzzo


Comunicato Stampa
con cortese preghiera di segnalazione


PREMIO JOHN FANTE OPERA PRIMA 2014

Il Comune di Torricella Peligna indice per il 2014 il nuovo bando del Premio John Fante Opera Prima.  
Il Premio John Fante Opera Prima è un concorso che si inserisce all’interno del Festival letterario ‘Il Dio di mio padre’ dedicato allo scrittore italoamericano originario di Torricella Peligna, con l’intento di sostenere e valorizzare le opere degli scrittori esordienti italiani.
Il premio prende spunto dalle vicende di Arturo Bandini, il giovane aspirante scrittore protagonista dei romanzi più importanti di John Fante, da "Chiedi alla polvere" a "La strada per Los Angeles".

Sarà assegnato il Premio John Fante Opera Prima 2014 a un romanzo o una raccolta di racconti di uno scrittore esordiente. Il libro concorrente dev’essere un’opera prima scritta in lingua italiana ed edita in Italia nel corso dei dodici mesi precedenti il bando. La scadenza per la presentazione delle opere è stata fissata al 28 febbraio 2014. La premiazione si terrà la prossima estate durante la IX edizione del Festival letterario "Il Dio di mio padre" dedicato a John Fante, organizzato dal comune di Torricella Peligna, con la direzione artistica di Giovanna Di Lello.

La Giuria tecnica è composta dal presidente Francesco Durante (critico letterario ed esperto di letteratura italoamericana), Lucilla Sergiacomo (critico letterario) e Masolino D'Amico (critico letterario). La preselezione è a cura di un Comitato presieduto da Mario Cimini (docente di Letteratura italiana, Univ. G. D'Annunzio di Chieti).


Il bando è scaricabili dal sito www.johnfante.org

martedì 8 ottobre 2013

Novità editoriale: GENTILE E LA PSICOLOGIA di Lino Di Stefano (Edizioni Solfanelli)

Questo saggio pone l'accento - sperando di colmare la lacuna - su un aspetto, forse, poco conosciuto della produzione gentiliana e, cioè, quello relativo al problema della psicologia. Ciò, perché se è vero che il filosofo ha redatto opere di grande valore speculativo, è altrettanto certo che pochi studiosi hanno affrontato la questione "Gentile psicologo". Questi, grande pensatore - il maggiore del Novecento - è stato anche un insigne pedagogista, un illustre storico della filosofia, un acuto critico letterario e un dotato psicologo. E sebbene non abbia scritto un'opera specifica sull'argomento, è giocoforza riconoscere che egli in Teoria generale dello spirito come atto puro - in particolare in Sommario di pedagogia come scienza filosofica - in Difesa della filosofia e in La riforma dell'educazione, ha dimostrato, in molte pagine, la propria competenza in materia. Da lui vista per un verso, come scienza legata alla filosofia - di cui tra l'altro, insieme con la sociologia è figlia - e, per l'altro, come dottrina empirica. Alcune pagine sono dedicate anche ai temi del subconscio e dell'inconscio, a dimostrazione che il filosofo possedeva una preparazione completa in tali campi con autori citati sempre di prima mano.



Lino Di Stefano
GENTILE E LA PSICOLOGIA
Edizioni
Solfanelli
[ISBN-978-88-7497-831-1]
Pagg. 64 - € 7,00

http://www.edizionisolfanelli.it/gentileelapsicologia.htm


Novità editoriale: GABRIELE D'ANNUNZIO NELLE LETTERE A GIANCARLO MARONI (1936) di Ruggero Morghen (Edizioni Solfanelli)

Gabriele D'Annunzio nelle lettere a GianCarlo Maroni 1936. È l'anno della guerra d'Africa, dell'Agro redento, dei Littoriali e degli Agonali, mentre si celebra il decennale dell'Opera Barilla e il 13° della costituzione della Regia aeronautica. Due premi Nobel - Pirandello e la Deledda - muoiono; ad Arequipa in Perù nasce Vargas Llosa, che riceverà il Nobel nel 2010.
Mussolini annuncia il piano regolatore dell'economia e la riforma costituzionale. Galeazzo Ciano è ministro degli esteri, Lessona delle colonie, Lantini delle corporazioni. Alla stampa e propaganda va Dino Alfieri, cui d'Annunzio invia tramite il fidato Maroni alcuni "messaggi".
Un altro messaggio il fante carsico pescarese invia proprio al fante rivano GianCarlo Maroni, "magister de vivis lapidibus", collaboratore e fratelmo, il "custode del fuoco" in grado di parlargli delle vie terrestri e di quelle celate.
A maggio, tramite un medium, la Duse rassicura il poeta dall'aldilà: gli spiriti non soffrono la gelosia. Il Giro d'Italia fa tappa a Gardone. Vince Bartali, premiato da d'Annunzio senza entusiasmo. «Io stimo questa pubblicità - scrive - una Calamità.»
Prosegue frattanto la sua fitta corrispondenza con l'architetto Maroni. Ecco, nelle lettere, la costruzione di Schifamondo, il laborioso restauro della casa natale di Pescara, il dolce parrozzo di Luigi D'Amico offerto ai familiari di GianCarlo. Ecco i pellegrinaggi al Vittoriale. Dentro la cerchia triplice di mura, dove - come scrisse il poeta - «tradotto è in pietre vive quel libro religioso ch'io mi pensai preposto ai riti della Patria.»


  
Ruggero Morghen
GABRIELE D'ANNUNZIO

NELLE LETTERE A GIANCARLO MARONI (1936)
Edizioni Solfanelli
[ISBN-978-88-7497-795-6]
Pagg. 120 - € 10,00

http://www.edizionisolfanelli.it/dannunzioemaroni1936.htm

Novità editoriale: VERDI. IL TEATRO DEL DOLORE di Mario Dal Bello (Edizioni Solfanelli)

A 200 anni dalla nascita, la musica di Giuseppe Verdi è più viva che mai. Le sue opere vengono rappresentate in tutto il mondo. Ma chi era in effetti l'uomo che Rossini definiva "il compositore col casco", per via della irruenza delle sue melodie e altri l'"Orso di Busseto", per il carattere difficile? Per molti Verdi è solo il compositore del Risorgimento nazionale, l'autore di "Va' pensiero".-
L'uomo, in realtà, ci sfugge. Riservato come pochi, Verdi ha avvolto spesso la sua vita privata di un alone di mistero. Per fortuna è rimasta la musica.
Mario Dal Bello, ne ripercorre le tappe, analizzando il suo "teatro del dolore", dove le vicende dell'uomo vengono accostate e raccontate con un sentimento di profonda comprensione, di autentica pietas. Ne emerge - come scrive nell'introduzione il critico Enrico Girardi - alla fine la sensazione di "saperne di più anche sull'uomo Verdi" e non solo sulla sua straordinaria avventura artistica. La quale continua a commuoverci, perché - come ha scritto d'Annunzio - Verdi ha "pianto ed amato per tutti".

Mario Dal Bello, scrittore e giornalista, è critico d'arte musica e di cinema. Ha insegnato letteratura italiana in Italia e all'estero. Dal 1990 al 2012 è stato responsabile dell'Arte e spettacolo della rivista "Città Nuova". Collabora con riviste ed eventi culturali sia nazionali che internazionali.
Fra le sue pubblicazioni più recenti: "Inquieti, i giovani nel cinema italiano del duemila" (Effatà, Cantalupa 2009), "Le famiglie italiane sullo schermo" (La Scuola, Brescia 2011), "La Bibbia di Caravaggio" (Schnell & Steiner, Regensburg 2010), "Lorenzo Lotto, un incontro" (Libreria Editrice Vaticana, Roma 2011) e "Tintoretto, le visioni" (Libreria Editrice Vaticana, Roma 2012); "La leggenda nera. I Borgia" (Città Nuova, Roma 2012) e "Gli ultimi giorni dei Templari" (Città Nuova, Roma 2013).





Mario Dal Bello
VERDI. Il teatro del dolore
Prefazione di Edda Silvestri
Presentazione di Enrico Girardi
Edizioni Solfanelli
[ISBN-978-88-7497-826-7]
Pagg. 136 - ? 12,00

http://www.edizionisolfanelli.it/verdi.htm

Sulmona: “Biblio Days”, 7 giorni di apertura no-stop

Sulmona, alla Biblioteca "G. Capograssi"  dell'Agenzia Regiona-le per la Promozione Culturale
“Biblio Days”, 7 giorni di apertura no-stop

Dal 7 al 13 ottobre a Sulmona, la Biblioteca "G. Capograssi" dell'Agenzia Regionale per la Promozione Culturale (piazza Venezuela n. 4), organizza BIBLIO DAYS, 7 giorni di apertura no-stop, dalle 9,00 alle 19,00, con iniziative, incontri, letture e tanto altro.

Programma:
7 ottobre lunedì - Con il bibliotecario alla scoperta della biblioteca - 8 ottobre martedì - Con il bibliotecario alla scoperta della biblioteca. Ore 11,00 – Presenta-zione della Mostra dell'editoria abruzzese dedicata a Gabriele D'annunzio in occasione del 150° anniversario dalla sua nascita D'Annunzio "Popolare": Lucio D'Arcangelo e Marco Tornar, esperti dannunziani, incontrano gli studenti e gli insegnanti delle Scuole Superiori
 Ore 17,00 "D'Annunzio ad alta voce" - Diana Cianchetta legge le lettere inedite di Gabriele D'Annunzio con armonie musicali a cura di Maria Cristina Solfanelli (cantante) e Yuri Sablone (al pianoforte).
9 ottobre mercoledì - Con il bibliotecario alla scoperta della biblioteca - Ore 16,00 - BiblioCinema: "La meglio gioventù" (2003), di M.T. Giordana
10 ottobre giovedì - Con il bibliotecario alla scoperta della biblioteca - Ore 16,00 - BiblioCinema: "La migliore offerta" (2013), G. Tornatore
11 ottobre venerdì - Con il bibliotecario alla scoperta della biblioteca - - Ore 9,30/11,30 - BiblioBimbi: Leggere e giocare in biblioteca con gli alunni della Scuola Primaria
12 ottobre sabato -- Con il bibliotecario alla scoperta della biblioteca - ore 17,00 - Convegno "Il futuro delle biblioteche" ne parliamo con Antonella Agnoli (esperta di Biblioteche), Walter Capezzali (Presidente della Deputazione Abruzzese di Storia Patria), Terzio Di Carlo (Bibliotecario), Tito Vezio Viola (Presidente AIB Abruzzo), Paolo Antonetti (Dirigente Regionale del Servizio Beni ed Attività Culturali), Francesco Tentarelli (Soprintendente Regionale ai Beni Librari), Luigi De Fanis (Assessore alla Cultura - Regione Abruzzo)
13 ottobre domenica - Con il bibliotecario alla scoperta della biblioteca - Ore 17,00 - Caffè letterario "Omaggio a Capograssi". Diana Cianchetta legge "Pensieri a Giulia" di Giuseppe Capograssi con intermezzi musicali di Massimo Pacella.
Apertura no-stop della Biblioteca dalle ore 9,00 alle 19,00

Contatti e info:
AGENZIA PROMOZIONE CULTURALE, Piazza Venezuela, 4 - 67039 SULMONA
Tel e Fax 0864 - 34833 - Fax 0864-32191


lunedì 7 ottobre 2013

NOTTURNI LETTERARI alla Libreria Libernauta (Pescara): Venerdì 11 Ottobre con GIOVANNI D'ALESSANDRO

Venerdì 11 Ottobre (ore 21:00) primo appuntamento con i NOTTURNI LETTERARI, una rassegna che si svolgerà ogni secondo venerdì del mese (da Ottobre 2013 a Giugno 2014) con i più importanti scrittori abruzzesi.

Il primo incontro, che avrà come protagonista lo scrittore Giovanni D'Alessandro, si svolgerà in due tempi: il primo è dedicato alla "Prefazione delle mie opere future", in cui lo scrittore narrerà brani di una delle sue opere in fase di scrittura; nel secondo tempo: "Leggere un classico", lo stesso scrittore ci inviterà alla riscoperta di un classico, sempre attraverso la narrazione e lettura di alcuni brani.

Tra il primo e il secondo tempo verranno distribuiti generi di conforto...



Libreria Libernauta
Via Teramo n. 27 - Pescara

Novità editoriale: LILITH, di Salvator Gotta (Edizioni Solfanelli)

La delicata ed intensa descrizione di una storia d'amore, mai dimenticata, tra il protagonista ed una donna che in tutte le sue espressioni di vita ricorda "Lilith" (di qui il titolo) la prima moglie di Adamo (Genesi 1.27). Una donna decisa a vivere la propria vita in assoluta libertà ed autonomia: dalla esuberanza dei sensi, alla gestione della rinuncia fino all'accettazione del dolore più grande. affrontato con dignità e rassegnazione.
Una figura femminile contrapposta ad un'altra (la moglie del protagonista) tradizionalmente dedita e sottomessa fin quasi a divenire ombra armonica e fluttuante nei confronti del proprio marito, così come ogni "brava" compagna deve essere secondo la figura della più nota moglie di Adamo: "Eva" (Genesi 2.18)

Salvator Gotta (Montalto Dora, 18 maggio 1887 - Rapallo, 7 giugno 1980), laureato all'Università di Torino, esordì nella produzione letteraria con "Pia" (1912), "La porta del cielo" (1913), "Ragnatele" (1915), anno in cui si arruolò volontario fra gli alpini. Da questa esperienza trasse nel 1926 il romanzo per ragazzi "Il Piccolo Alpino", che ebbe grande successo.
Scrisse anche sceneggiature per il cinema e opere teatrali come "Mille lire" (1923) e "La damigella di Bard" (1936). Continuò a scrivere, anche nel dopoguerra, romanzi di evasione, ormai dimenticati.
Divenne popolarissimo tra gli adolescenti negli anni Sessanta e Settanta perché teneva una rubrica di domande e risposte sul settimanale a fumetti "Topolino" e per i suoi romanzi storici sul Risorgimento. Fu influenzato dai veristi e da Antonio Fogazzaro. A Fogazzaro, Giacosa e a Gozzano dedicò un suo libro autobiografico, "Tre maestri" (1976). La sua autobiografia è contenuta nel libro "L'almanacco di Gotta".








Salvator Gotta
LILITH
Edizioni Solfanelli
[ISBN-978-88-7497-794-9]
Pagg. 176 - € 12,00

http://www.edizionisolfanelli.it/lilith.htm

domenica 6 ottobre 2013

La Cultura fa Economia - La crisi dell'editoria. Proposte e soluzioni

A cura dell'Associazione culturale ITALFIDA e dell'Associazione Editori Abruzzesi
La Cultura fa Economia - La crisi dell'editoria. Proposte e soluzioni

Un Convegno su “LA CULTURA FA ECONOMIA La crisi dell'editoria. Proposte e soluzioni per l'Abruzzo”, si terrà a Lanciano Venerdì 4 Ottobre 2013 - Ore 17:30, presso il Palazzo degli Studi, in Corso Trento e Trieste n. 72
In questo contesto di crisi la funzione editoriale rischia di limitarsi alla confezione e al commercio di beni di consumo senza più mettersi in discussione, senza più dichiararsi e soprattutto perdendo di vista il libro: la più radicale, necessaria e mutevole manifestazione della capacità dell'uomo di interrogarsi.
Dopo il saluto del Sindaco di Lanciano, dott. MARIO PUPILLO interverranno:
GIOVANNI LEGNINI, Sottosegretario della Presidenza del Consiglio con delega all'Editoria
MAURO TEDESCHINI, Direttore editoriale de "Il Centro"; NICOLETTA DI GREGORIO, Vice-Presidente della Fondazione Pescara-Abruzzo; MARCO SOLFANELLI, Presidente dell'Associazione Editori Abruzzesi; EMILIO NASUTI, Presidente Commissione Bilancio della Regione Abruzzo; ANILA HANXHARI, Presidente dell'Associazione culturale Italfida.

Il convegno sarà oggetto di dibattito da parte di personalità autorevoli delle Istituzioni e dell'Università.


http://editoriabruzzesi.blogspot.it/2013/09/la-cultura-fa-economia-lanciano-venerdi.html

sabato 5 ottobre 2013

BIBLIO DAYS - Sulmona dal 7 al 13 ottobre 2013




Dal 7 al 13 ottobre la Biblioteca “G. Capograssi” dell’Agenzia Regionale per la Promozione Culturale (piazza Venezuela n. 4 - Sulmona) organizza BIBLIO DAYS, 7 giorni di apertura no-stop, dalle 9,00 alle 19,00, con iniziative, incontri, letture e tanto altro.



Programma


7 ottobre lunedì - Con il bibliotecario alla scoperta della biblioteca


8 ottobre martedì - Con il bibliotecario alla scoperta della biblioteca
— Ore 11,00 - Presentazione della Mostra dell’editoria abruzzese dedicata a Gabriele D’annunzio in occasione del 150° anniversario dalla sua nascita
D’Annunzio “Popolare”: Lucio D’Arcangelo e Marco Tornar, esperti dannunziani, incontrano gli studenti e gli insegnanti delle Scuole Superiori
Ore 17,00 “D’Annunzio ... ad alta voce”
Diana Cianchetta legge le lettere inedite di Gabriele D’Annunzio con armonie musicali a cura di Maria Cristina Solfanelli e Yuri Sablone


9 ottobre mercoledì - Con il bibliotecario alla scoperta della biblioteca
— Ore 16,00 - BiblioCinema: “La meglio gioventù” (2003), di M.T. Giordana


10 ottobre giovedì - Con il bibliotecario alla scoperta della biblioteca
— Ore 16,00 - BiblioCinema: “La migliore offerta” (2013), G. Tornatore


11 ottobre venerdì - Con il bibliotecario alla scoperta della biblioteca
— Ore 9,30/11,30 - BiblioBimbi: Leggere e giocare in biblioteca con gli alunni della Scuola Primaria


12 ottobre sabato - Con il bibliotecario alla scoperta della biblioteca
— ore 17,00 - Convegno “Il futuro delle biblioteche” ne parliamo con Antonella Agnoli (esperta di Biblioteche), Walter Capezzali (Presidente della Deputazione Abruzzese di Storia Patria), Terzio Di Carlo (Bibliotecario), Tito Vezio Viola (Presidente AIB Abruzzo), Paolo Antonetti (Dirigente Regionale del Servizio Beni ed Attività Culturali), Francesco Tentarelli (Soprintendente Regionale ai Beni Librari), Luigi De Fanis (Assessore alla Cultura - Regione Abruzzo)


13 ottobre domenica - Con il bibliotecario alla scoperta della biblioteca
— Ore 17,00 - Caffè letterario “Omaggio a Capograssi”: Diana Cianchetta legge “Pensieri a Giulia” di Giuseppe Capograssi con intermezzi musicali di Massimo Pacella


Apertura no-stop della Biblioteca dalle ore 9,00 alle 19,00


Contatti e info:
AGENZIA PROMOZIONE CULTURALE
Piazza Venezuela, 4 - 67039 SULMONA
Tel e Fax 0864 – 34833 – Fax 0864-32191
rosa.giammarco@regione.abruzzo.it
apcsulmona@regione.abruzzo.it



martedì 1 ottobre 2013

La Cultura fa Economia - La crisi dell'editoria. Proposte e soluzioni

A cura dell'Associazione culturale ITALFIDA e dell'Associazione Editori Abruzzesi
La Cultura fa Economia - La crisi dell'editoria. Proposte e soluzioni

LANCIANO, 1 Ottobre ’13 - Un Convegno su “LA CULTURA FA ECONOMIA La crisi dell'editoria. Proposte e soluzioni per l'Abruzzo”, si terrà a Lanciano Venerdì 4 Ottobre 2013 - Ore 17:30, presso il Palazzo degli Studi, in Corso Trento e Trieste n. 72
In questo contesto di crisi la funzione editoriale rischia di limitarsi alla confezione e al commercio di beni di consumo senza più mettersi in discussione, senza più dichiararsi e soprattutto perdendo di vista il libro: la più radicale, necessaria e mutevole manifestazione della capacità dell'uomo di interrogarsi.
Dopo il saluto del Sindaco di Lanciano, dott. MARIO PUPILLO interverranno:
GIOVANNI LEGNINI, Sottosegretario della Presidenza del Consiglio con delega all'Editoria
MAURO TEDESCHINI, Direttore editoriale de "Il Centro"; NICOLETTA DI GREGORIO, Vice-Presidente della Fondazione Pescara-Abruzzo; MARCO SOLFANELLI, Presidente dell'Associazione Editori Abruzzesi; EMILIO NASUTI, Presidente Commissione Bilancio della Regione Abruzzo; ANILA HANXHARI, Presidente dell'Associazione culturale Italfida.

Il convegno sarà oggetto di dibattito da parte di personalità autorevoli delle Istituzioni e dell'Università.


http://editoriabruzzesi.blogspot.it/2013/09/la-cultura-fa-economia-lanciano-venerdi.html

domenica 29 settembre 2013

Convegno: LA CULTURA FA ECONOMIA (Lanciano, venerdì 4 ottobre 2013, ore 17:30)

L'Associazione culturale ITALFIDA, in collaborazione con l'ASSOCIAZIONE EDITORI ABRUZZESI, organizza

VENERDÌ 4 OTTOBRE 2013 - ORE 17:30
presso il Palazzo degli Studi di LANCIANO
Corso Trento e Trieste n. 72

il Convegno
LA CULTURA FA ECONOMIA
La crisi dell'editoria. Proposte e soluzioni per l'Abruzzo

In questo contesto di crisi la funzione editoriale rischia di limitarsi alla confezione e al commercio di beni di consumo senza più mettersi in discussione, senza più dichiararsi e soprattutto perdendo di vista il libro: la più radicale, necessaria e mutevole manifestazione della capacità dell'uomo di interrogarsi.

Dopo il saluto del Sindaco di Lanciano, dott. MARIO PUPILLO interverranno:
GIOVANNI LEGNINI, Sottosegretario della Presidenza del Consiglio con delega all'Editoria
MAURO TEDESCHINI, Direttore editoriale de "Il Centro"
NICOLETTA DI GREGORIO, Vice-Presidente della Fondazione Pescara-Abruzzo
MARCO SOLFANELLI, Presidente dell'Associazione Editori Abruzzesi
EMILIO NASUTI, Presidente Commissione Bilancio della Regione Abruzzo
ANILA HANXHARI, Presidente dell'Associazione culturale Italfida

Il convegno sarà oggetto di dibattito da parte di personalità autorevoli delle Istituzioni e dell'Università.



LA CULTURA FA ECONOMIA a Lanciano, venerdì 4 ottobre, ore 17:30



martedì 24 settembre 2013

Presentazione: IL BAFFO DEL DIAVOLO di Sergio Marciani (Venerdì 27 Settembre - Ore 18:00)

LANCIANO – Agenzia Promozione Culturale - Venerdì 27 Settembre - Ore 18:00
nel Palazzo De Crecchio in Via dei Frentani
IL BAFFO DEL DIAVOLO di Sergio Marciani (Edizioni Tabula fati)

Un grande albero ultrasecolare, testimone di storia e tradizioni di una comunità, le ripercussioni di una grave crisi politica nazionale nella provincia italiana, un per-sonaggio inquietante, avvertito come personificazione del male nei sogni e negli incubi dei co-protagonisti, che tesse i fili di un capovolgimento del potere.
Interverranno:
Emiliano Giancristofaro e Rolando D'Alonzo. Saranno presenti l'Autore e l'editore Marco Solfanelli.








  Sergio Marciani
  IL BAFFO DEL DIAVOLO
  Presentazione di Rolando D'Alonzo
  Edizioni Tabula fati
  [ISBN-978-88-7475-320-8]
  Pag. 192 - € 14,00

  http://www.edizionitabulafati.it/ilbaffodeldiavolo.htm

domenica 22 settembre 2013

Ma insomma, esiste il Male Assoluto? (di Filippo Giannini)

Un saltino qua e uno là… a caso, insomma…

di Filippo Giannini

Sì, ripeto e chiedo: insomma, esiste il Male Assoluto? La mia risposta, per quanto a mia conoscenza, è affermativa. Esiste e come se esiste, solo che i paraculetti ci hanno indicato quello che tale non è!
Questo articolo mi è stato ispirato dopo aver letto che il signor Andrea Signorelli, ex presidente dell’Inps, percepisce una pensione di circa 90 mila Euro al mese. E non è il solo; infatti di super pensionati – delle così dette pensioni d’oro – in Italia ce ne sono circa 100 mila che ci costano intorno ai 13 miliardi di Euro l’anno. Questo è almeno quanto mi risulta.
Allora, come dal titolo, facciamo un saltino qua e là… e iniziamo con quello che sembrerebbe una favola.

L’Onestà:
Sino a fine novembre 1943, Mussolini rifiutò ogni appannaggio non solo a titolo personale, ma anche per le spese della sua segreteria. Il Ministro Pellegrini-Giampietro (un fenomeno di Ministro di cui spero di trattare il profilo quanto prima) in una memoria pubbli-cata su Il Candido del 1958, ha scritto: “Nel novembre era stato preparato un decreto, da me controfirmato, con il quale si assegnava al capo della R.S.I. l’appannaggio mensile di 120mila lire. Il decreto, però, che doveva essere sottoposto alla firma del Capo dello Stato (a Benito Mussolini, nda), fu da lui violentemente respinto una prima volta. Alla presentazione, effet-tuata dal sottosegretario di Stato, Medaglia d’Oro Barracu, ne seguì una seconda del suo segretario particolare Dolfin. A me che, sollecitato da Dolfin e dall’economo, ripresentai per la terza volta il decreto, Mussolini disse: “Sentite Pellegrini, noi siamo in quattro: io, Rachele, Romano e Annamaria. Mille lire ciascuno sono sufficienti”. Dovetti insistere nel fargli notare che, a parte l’insufficienza della cifra indicata, in relazione al costo della vita, occorreva tener conto delle spese della casa e degli uffici. Dopo vive sollecitazioni finì per accettare, essendo egli anche Ministro degli Esteri, solo l’indennità mensile di 12.500 lire assegnata ad ogni ministro. Nel dicembre del 1944, però, mi inviò una lettera  che pubblicò, rinunciando ad ogni e qualsiasi emolumento, ritenendo sufficienti alle sue necessità i diritti d’autore>. Infatti a guerra terminata la moglie del Male Assoluto, data l’indigenza in cui si trovavano lei ed i figli, chiese allo Stato italiano (quello nato dalla Resistenza) la pensione del marito, in quanto, bene o male, era stato capo del governo per più di vent’anni. Ebbene l’Inps si trovò in difficoltà nell’assegnare la pensione in quanto il marito aveva sempre rifiutato qualsiasi emolumento. Questo ricordo è dedicato ai vari Andrea Signorelli e ai centomila suoi Gemelli.
L’Efficienza; nel ricordo del tratto Salerno Reggio Calabria: nel 1937, XV E.F. in Libia, la Via Balbia (la strada nazionale costiera che ancora congiunge Amseat, sul confine con l’Egitto, alla frontiera con la Tunisia), fu costruita in 18 mesi. In Etiopia la Addis Abeba-Massaua, una strada di 1.600 chilometri, con i mezzi tecnici di allora, fu realizzata in 18 mesi. Vogliamo parlare dei miracoli compiuti in quel periodo? Come ad esempio la costruzione in Italia e nelle colonie di decine e decine di nuove città? In uno dei prossimi articoli ne parlerò; in ogni caso chi volesse approfondire subito può leggere il mio libro “Benito Mussolini nell’Italia dei miracoli” (Edizione Solfanelli) così potrà saggiare l’entità del “male che fece il Male Assoluto”.
Stando a quanto riportato nella trasmissione televisiva Quinta Colonna del 17 sett. 2013, sembra che la Presidentessa della Camera desideri (e, come si sa, i desideri di una Signora sono sacri) la sua macchina blue ed avrebbe puntato gli occhi su una BMW, il cui costo, sempre stando a quanto riportato nella suddetta trasmissione, sia di circa 70 mila Euro: mi pare di ricordare che al sembra che la Presidentessa della Camera desideri (e, come si sa, i desideri di una Signora sono sacri) la sua macchina blue ed avrebbe puntato gli occhi su una BMW, il cui costo, sempre stando a quanto riportato nella suddetta trasmissione, sia di circa 70 mila Euro: mi pare di ricordare che al Male Assoluto la Lancia, in occasione dell’uscita del modello Lancia Ardea, gli avesse donato un modello; ma questi rifiutò il regalo. Solo dopo ripetute insistenze della fabbrica, l’auto fu accettata, ma solo dopo averla pagata. E la pagò con i soldi suoi.
Avete sentito quanti proprietari (padroni) di fabbriche chiudono in Italia, per trasferirsi all’estero? Colpa vostra, signori lavoratori, o colpa dei vostri padri o nonni. Perché? Facciamo un altro saltino. Per chiarezza ricordiamo che la Socializzazione proposta dal Male Assoluto faceva sì che i lavoratori partecipassero alla vita dell’azienda e alla partecipazione degli utili. In altre parole i lavoratori divenivano compartecipi e comproprietari dell’azienda. Ciò premesso, molto brevemente perché tornerò quanto prima sull’argomento, vediamo quanto ha scritto Bruno Tomasich su “L’altra storia”: Bombacci
(1), voluto da Mussolini ed elaborato da Tarchi e Sargenti fu reso pubblico il primo marzo 1944. L’annuncio mise subito in allarme il PCI che, com’era naturale nei suoi piani, aveva da tempo iniziato la sua penetrazione sindacale nelle fabbriche e, con il tacito assenso dei “padroni”, anch’essi spaventati per altro motivo (i comunisti si vedevano scavalcati a “sinistra”, nda), fece in modo che gli operai, pochi giorni dopo la pubblicazione, proclamassero lo sciopero generale in tutta la Repubblica. “Lo sciopero, che durò in alcune fabbriche anche quattro giorni, aveva un carttere nettamente politico, ma c’era anche, da parte dei dirigenti, la palese volontà di silurare in partenza la socializzazione, di cancellare subito dall’animo delle masse ogni eventuale effetto favorevole che l’indirizzo sociale della Repubblica potesse aver suscitato” (…)>.
Per ripagare il notevole contributo avuto dai grandi industriali, i comunisti che controllavano appieno il CLNAI, come primo atto ufficiale, addirittura il 25 aprile 1945, proprio mentre si continuava a sparare e mentre era iniziato "l'olocausto nero", ripeto, come primo atto ufficiale ci fu l'abolizione della "Legge sulla Socializzazione". E l’operazione fu condotta proprio dal padre di Enrico Berlinguer. Non lo sapevate? D’altra parte fu legittima difesa, in quanto i Berlinguer erano ricchissimi proprietari terrieri. La prova? Eccola con i nomi: i comitati di liberazione dell’antifascismo sono accusati di connivenza con la grande finanza e i grandi industriali da precise documentazioni, come riporta l’archivio di Riccardo Gualino (Cartella n° 20 – Partiti Resistenza 1944-1945), fra queste, di rilievo la lettera datata 26 ottobre 1944 del Reparto Fronte clandestino di Resistenza che ringrazia per il contributo di 3 milioni di lire. Altre 250.000 lire furono ricevute dalle brigate partigiane del Piemonte. C’è una lettera (13 luglio 1945) con la quale si ringrazia per il sostegno finanziario fornito ad Aldo Garosci in data 26 marzo 1945. I Gualino, come scrive Bruno Tomasich, Agnelli
ed interessi nel mondo della chimica e della cinematografia>. E ancora, riporto sempre dall’interessantissima fonte: Franco Giannantoni: “Fu grazie a Pizzoni se i finanziamenti iniziarono ad affluire copiosi, anche se non sempre sufficienti, alle varie formazioni partigiane. Ma Pizzoni riuscì a far sborsare ingenti somme anche da gruppi industriali italiani, come le acciaierie Falck, la Borletti, la Lepetit, per non citarne che alcuni (il flusso di denaro verso la resistenza era di 160 milioni al mese, milioni di allora) (…)>. Insomma, la lotta proletaria aveva a capo un super-banchiere: Alfredo Pizzoni. Insomma, caro lavoratore sei stato nfregato, ma non  maledire tutti, d’altra parte per la sorte della guerra la Resistenza fu assolutamente ininfluente; si distinse solo per le stragi di uomini, donne e bambini (sì, tanti bambini colpevoli di essere figli di fascisti, o supposti tali), stragi avvenute, eroicamente, a guerra terminata.
Mi riprometto di tornare sull’argomento Socializzazione quanto prima. Chiudo citando le ultime parole del Male Assoluto: La Storia
mi darà ragione>.  Interpretando il pensiero del soggetto del presente articolo, termino esortando i lavoratori a non permettere che le fabbriche vengano chiuse e trasferite all’estero: occupatele e socializzatele.                                                                                                                                                                  F.G.


1) Ricordiamo che Nicola Bombacci fu uno dei tre fondatori nel 1920 del Partito Comunista d’Italia. Bombacci dopo un periodo di vita nel Paradiso bolscevico rientrò inorridito in Italia e volle morire assassinato accanto a Mussolini, perché, come disse: sarà Mussolini a portare il socialismo in Italia.

giovedì 19 settembre 2013

I taciuti/vietati dubbi sulla perfetta e adorabile costituzione italiana (di Piero Vassallo)

Perché un numero in continua crescita di italiani si astiene dal voto? Perché l'uomo della strada manifesta sfiducia, disprezzo e persino odio nei confronti dei politicanti? Perché il discorso dei membri del parlamento è sempre più intonato al politichese e sempre più lontano dai reali, urgenti problemi dell'uomo della strada? Perché i governanti obbediscono servilmente alle continue intimazioni dei banchieri apolidi e dei fantocci insediati a Bruxelles, piuttosto che soddisfare le legittime esigenze del popolo italiano? Donde la sicumera e la spocchia di una categoria di potenti, ricchi ma poveri di idee, ruggenti ma di eloquio sgangherato e irritante, superbi ma di aspetto meschino e antipatico?
 In altre parole, come è possibile che gli eredi di Antonio Gramsci e di De Gasperi si riconoscano nel muggito collerico di una Rosy Bindi, nelle zingarate abbaianti del sindaco di Firenze Matteo Renzi o nei serpentini sospiri di Enrico Letta? E perché, nella gora destra, gli eredi dei boccacceschi Guido e Buffalmacco e i nipoti di personalità capaci di ironia e di dileggio, quali Pirandello, Marinetti, Pitigrilli e Bottai, prestano ascolto, senza ridere e senza dar segno d'imbarazzo, alla gracidante Carla Meloni e/o al ringhiante  Ignazio La Russa?
 Quale disgraziato meccanismo ha prodotto una classe che riproduce le figure di un umiliante e risibile bestiario?
 Scartata l'ipotesi che nel parlamento siano rappresentati il passato e il presente della nazione italiana, si pone una domanda: è possibile che il bestiario sia generato da uno strutturale difetto della macchina che produce la classe politica?
 I politicanti, imperterriti, infatti, lanciano reciproci anatemi e producono autistici sussurri davanti a un pubblico sempre più irritato, ma non sanno giustificare razionalmente la legittimità del loro potere.
 L'avversione popolare ai protagonisti della commedia politica è segnale inconfondibile di un malessere che ha sede nella radice assolutista della democrazia italiana. E' chiara indicazione della causa profonda della disfunzione strutturale del sistema
 In altre parole: è finalmente lecito ritenere che la costituzione della repubblica non discende da quella perfetta, limpida, fonte della civile felicità, che è lodata e adorata continuamente dalla classe politica e dai reggi coda festanti nelle sedi dei giornali allineati e delle furenti reti televisive. 
 Chi rammenta la storia della nascente repubblica sa che una costituzione conforme ai princìpi viventi nella coscienza e nella storia del popolo italiano fu scritta da un illustre filosofo giusnaturalista, Guido Gonella, e bocciata da Alcide De Gasperi perché giudicata non accettabile dagli alleati laici/atei della Dc.
 Implacabile critico della politologia hegeliana, Guido Gonella si era laureato in filosofia nel 1928, discutendo una tesi sul pensiero di Charles Maurras e sulla critica dell'individualismo. In seguito Gonella si laureò in giurisprudenza e fu collaboratore di un insigne maestro quale Giorgio Del Vecchio.
 Gli italiani non rassegnati alla sistematica censura e falsificazione della memoria storica sanno che la costituzione è stata concepita come alternativa al progetto di Gonella, nel quale era contemplata la fedeltà ai principi del diritto naturale. 
La vigente costituzione è il risultato di un compromesso sottoscritto, contro l'opinione di Gonella, nel nome della laicità e della timidezza. Un patto infelice, che introduceva nella costituzione un errore generato dall'illuminismo, la sovranità popolare.
Ora il concetto di sovranità popolare, in quanto attribuisce alla massa anonima il potere assoluto di decidere sulle leggi e sulle finalità dello stato, è irriducibile alla dottrina politica della Chiesa cattolica.
 Scritta nel cuore di ogni uomo, l’esigenza di fondare un ordine civile, infatti, “non può avere altra origine che da un Dio personale, nostro Creatore” (Pio XII, Radiomessaggio nel Natale del 1944).
 Secondo l’insegnamento di Pio XII “lo Stato non contiene in sé e non aduna meccanicamente in un dato territorio un’agglomerazione amorfa di individui. Esso è, e deve essere in realtà, l’unità organica e organizzatrice di un vero popolo”.
 Prima della politica esistono le società, naturali, la famiglia, le tribù i villaggi. Giorgio Del Vecchio ha dimostrato che lo stato è un potere inteso al coordinamento di società pre-esistenti. Pertanto Pio XII escluse tassativamente “la legittimità di uno stato democratico lasciato all’arbitrio della massa”.  
 L’auspicato movimento dei moderati non può avere altro inizio che la seria ricerca di una percorribile via d’uscita dal vicolo cieco nel quale si agita la politica conforme al mito della sovranità popolare. Mito che è in potenza capace di giustificare e promuovere le perversioni e i delitti che hanno tormentato i popoli soggetti all’assolutismo realizzato da Robespierre, da Stalin, da Hitler e da Pol-pot.
 La difficoltà di un tale impegno critico non autorizza l’allineamento con il partito della resa cattolica al mondo moderno. Obbliga tuttavia a respingere le facili occasioni della protesta non sostenuta dalla critica filosofica e teologica e non indirizzata a un serio progetto alternativo.
 Il passaggio dalla protesta alla proposta non è un abusato gioco di parole ma un obbligo incombente sui cattolici che resistono alla potente tirannia dell’assurdo ideologico e del malcostume.  
P. V.