mercoledì 21 agosto 2013

A Ortona la Nave Scuola Palinuro (di Flora Amelia Suàrez)


In Abruzzo è stata ormeggiata nel porto di Ortona al Molo Martello, dopo un’assenza di otto anni, cioè da maggio 2005 la Nave Scuola Palinuro della Marina Militare (foto); per tre giorni (dal 17 al 19 agosto 2013) hanno accolto i visitatori che sono stati ammaliati dalla bellezza della nave, uno dei fiori all'occhiello della Marina Militare. Abbiamo visitato la Palinuro in una soleggiata domenica mattina, coadiuvati nella nostra visita da un cortese ed efficiente collaboratore del Comandante, Capitano di Fregata Mauro Panarello, che ci ha illustrato le attività svolta dall’unità.
La nave fu varata in Francia nel 1934, con il nome di “Commadant Louis Richard”, fu destinata alla pesca sui banchi di Terranova; in seguito fu acquistata dalla Marina Militare Italiana nel 1950 e rinominata Palinuro. Dopo i lavori di adeguamento, è entrata in servizio nel 1955 e da quel momento è stata impiegata per l’addestramento degli Allievi sottoufficiali della Marina Militare.
Partiti da Taranto a fine luglio, la nave imbarca 130 persone, tra cui 47 Allievi Sottoufficiali, che vivono il loro “battessimo del mare”, fanno fronte a una fase formativa-addestrativa per la loro carriera, acquistando ognuno di loro i principi di perizia marinaresca e la conoscenza dell’organizzazione a bordo di una nave di questa levatura; avranno anche la formazione etico-militare e fisico-sportiva.
Un compito basilare della Palinuro è rappresentare il Paese all’estero e promuovere verso il pubblico i valori dello storico veliero: tradizione, contatto con il mare, cura della nave e lavoro di squadra. Le iniziative sono molteplici, possiamo citare alcune: le visite a bordo, durante le soste nei porti in cui ormeggia, alla partecipazione alle regate storiche e ai raduni. La Nave Palinuro partecipa, insieme al Wwf, alla campagna di sensibilizzazione “il Mare deve vivere” e supporta la ricerca scientifica cooperando con l’Istituto Nazionale di Oceanografia e Geofisica sperimentale di Trieste (OGS), per uno screening dell’Adriatico allo scopo di verificare eventuali presenze di microalga potenzialmente tossica per i molluschi. Altri compiti della Palinuro consistono nel verificare che in mare non si svolgano attività illecite oppure segnalare la presenza di aree soggette a inquinamento marino.
Il motto della nave è “Faventibus Ventis”. I venti favorevoli accompagnino la navigazione.


martedì 13 agosto 2013

Tre Incontri letterari a Roccamorice

A cura dell’Amministrazione Comunale e dell’Assiciazione Editori Abruzzesi
Tre Incontri letterari a Roccamorice

Nel larghetto del fontanile di Via de Horatiis di Roccamorice,  da venerdì 16 a domenica 18 agosto, si svolgeranno tre incontri letterari organizzati dal Comune di Roccamorice e dall'Associazione Editori Abruzzesi.
Interverrà il presidente dell’Associazione Editori Abruxxesi Marco Solfanelli.
Nove autori abruzzesi si alterneranno, in gruppi di tre, in ciascuna delle tre serate, dedicate ai temi della NARRATIVA, della SAGGISTICA e della POESIA.
Moderatore degli incontri sarà Enrico Santangelo, già componente della giuria del "Premio dell'Editoria Abruzzese - Città di Roccamorice".

Questo il programma delle tre serate:

Venerdì 16 agosto (ore 21:00)
NARRATIVA
Sergio Marciani, IL BAFFO DEL DIAVOLO, Edizioni Tabula fati
Stefano De Sanctis, IL MARCHESE CHE SEMINAVA LIBRI, Edizioni Tabula fati
Rolando D'Alonzo, TREEDOLLARS, Edizioni Tabula fati

Sabato 17 Agosto (ore 21:00) 
SAGGISTICA
Nicoletta Travaglini, IL GRAAL IN ABRUZZO, Edizioni Tabula fati
Silvia Scorrano, LE ACQUE SACRE IN ABRUZZO. Dal culto allo sviluppo territoriale, Edizioni Menabò
Marco Tornar, curatore del volume di Vernon Lee, ANTICHI GIARDINI ITALIANI, Edizioni Tabula fati

Domenica 18 Agosto (ore 21:00)

POESIA
Giuseppina Fazio, NEL ROSAIO CHE PUNGE DI VERSI, Edizioni Tabula fati
Serena Giannico, CHIARO DI FIORE, Edizioni Tabula fati
Gianni Totaro, MORGANA, Edizioni Tabula fati

La piccola Chiesa di Giacinto Auriti (di Tonia Orlando)

Anche quest’anno, come ogni anno, amici e discenti del compianto prof. Giacinto Auriti, si sono ritrovati, come per un tacito appuntamento, sul sagrato della Chiesa dedicata alla Madonna di Fatima, ch’Egli volle realizzare, su un lembo di terra di Sua proprietà, in Contrada Brecciaro di Sant’Eusanio del Sangro, in Provincia di Chieti.
Una sorta di pellegrinaggio denso di devozione, in ricordo del docente ed Amico, Ideologo e Maestro, di Vita e di dottrina. Incotro sul Sagrato della Sua Chiesa, una visita al cimitero ove riposa, poi nella casa avita di Guardiagrele a rendere omaggio alla fedele e adorata consorte. Una giornata densa di ricordi e di emozioni.
Sulla Chiesa di Auriti, siamo lieti di riproporre la nota che segue, pubblicata dal periodico Aelion. edito in Guardiagrele.

La piccola Chiesa di Giacinto Auriti



Una missiva tutta speciale all’interno di una raffinata busta color panna. Dalla finezza dell’involucro e l’armonia della grafia, intuisco che debba trattarsi di una lettera inviatami dall’amico Avvocato Quinzio da Guardiagrele. All’interno, tra le pieghe di un cartoncino, custodita in una copertina cellofanata, una foto di quella che io chiamo “la chiesetta”, in Località Brecciaro di Sant’Eusanio del Sangro, che il Professor Auriti volle, con ardore di figlio devoto, dedicare a Maria Santissima di Fatima. Una istantanea, mi scrive l’Avvocato, scattata durante una visita che  insieme con il Professore egli fece in quel luogo, nel marzo 1980, accompagnati entrambi dall’amico comune Ing. Nicola Cristini che  di quella chiesa aveva  seguito i lavori.  Sempre l’Avvocato, con la dolcezza e la sensibilità che lo contraddistinguono, descrive la neonata struttura:  “Di linea semplice e pura, che appare deposta quasi a mitigare la nudità del luogo, che  concorre  a conferirle dignità francescana”. E ancora: ” La chiesa eretta per volontà di Giacinto Auriti quale atto di devozione e di liberalità della Famiglia, è dedicata alla Madonna di Fatima per il compimento di un Suo sogno concepito in virtù della Fortezza di Fede, lievito morale alla sua sagace rivolta ideale”.
Era stata surreale la determinazione con la quale il Prof. Auriti aveva desiderato che su una sua proprietà al Brecciaro di Sant’Eusanio del Sangro, nascesse quella piccola chiesa;   il fondo di una bottiglia stranamente rinvenuto durante una passeggiata con la consorte signora Rachele sulla spiaggia di Casalbordino, dove la famiglia Auriti trascorreva le sue vacanze estive, con dentro i numeri 13, 5 e 17 che il Professore giocherà al lotto e che risulteranno vincenti.  Più tardi, la seconda, strana vicenda quando Auriti incontrerà una vecchia contadina che gli parlerà di un sogno nel quale la Vergine Maria le chiedeva di riferire al Professore che i danari vinti in quella strana giocata  sarebbero serviti per costruire una chiesa dedicata a Lei. Fu soltanto allora che il Professore razionalizzò l’entità di quei numeri e risalì all’evento storico della prima apparizione della Vergine ai tre pastorelli nella Cova  Da  Iria presso Fatima.
Da testimonianze raccolte, pare che Auriti, nella comprensione dei fatti, fosse sbiancato in volto ed ammutolito per alcune ore ma, da quel momento, fu certo che la chiesa dovesse essere eretta, che sarebbe stata dedicata alla Madonna di Fatima alla quale appartenevano i tre numeri rinvenuti e che i soldi mancanti, per l’opera di costruzione, li avrebbe guadagnati con il gioco del poker al quale amava dedicarsi nelle fredde serate di festività natalizie insieme con i cari amici guardiesi.  Sarà così che  Auriti parlerà più tardi e con orgoglio  di “una chiesa vinta al gioco”, al cui tavolo, una volta realizzato il  progetto, non si sarebbe mai più avvicinato.
Una storia semplice ma altrettanto forte quella della chiesetta del Brecciaro, che volevo raccontare, nata con l’umiltà di quel giovane pioppo bianco che appare sulla foto, privo di foglie, con un tronco contorto e sbilenco che con gli anni si sarebbe irrobustito fino a diventare  un grosso albero, dal tronco robusto e la chioma vigorosa.  Anche le idee di Auriti  sarebbero cresciute  come quel pioppo e avrebbero fatto il giro del mondo.  Il Professore   era abituato a vivere storie altamente edificanti come quella della quale stiamo riferendo  e a queste egli si abbandonava con il coraggio e l’incoscienza di una fede cieca.
La guardavo con intensità quella chiesetta con lo sfondo dell’argilla rossa dei calanchi, simili a pieghe di una tela di lino grezzo; era particolarmente bella il tredici maggio scorso, nella semplicità dei suoi tettucci lunghi e spioventi, il suo mattoncino caldo come lo splendido paesaggio  circostante, la sua gente  devota e al suo interno l’intreccio di una volta a capriata.  Ho voluto partecipare all’incontro che ogni anno  tante persone vicine al compianto Professore gli dedicano in occasione della ricorrenza Mariana.  Con tristezza, però, non trovavo alcun segno che ricordasse l’impegno  di Giacinto Auriti in questa grande opera di divulgazione della sua “teoria”.  Tuttavia, alla Madonna di Fatima il Professore aveva affidato il suo sogno che era quello di una “guerra” , come la chiamava lui, leale e coraggiosa, combattuta contro un sistema oscuro che  chiude il mondo nelle  maglie perverse dello sfruttamento, del ricatto e del potere  e questa missione volle fosse affidata a quanti hanno creduto, credono e crederanno nel suo pensiero ed intendono, con passione, portarlo avanti.

Tonia Orlando

sabato 10 agosto 2013

In ricordo del prof. Auriti: la continuità del suo pensiero e l’attualità di una rivoluzione ormai innescata (di Antonio Pimpini)

Contro chi lottava il prof. Giaginto Auriti? Contro chi strumentalizzava l’uomo, contro le strategie culturali di dominazione e tutte  le forme di società strumentalizzanti che, in modo più o meno occulto, si nascondono dietro soggettività artificiali al solo fine di sottomettere l’uomo. La sua battaglia culturale tende ad emancipare la persona umana per farla veramente libera e titolare esclusivo dei benefici che il vivere associato crea. La fisiologia del diritto è, in buona sostanza, condizione per l’attuazione della libertà, cioè quella conforme al diritto naturale e che, per ciò stesso,  riconosce i valori etici fondamentali, dove la persona umana utilizza a suo beneficio tutti gli strumenti che crea, tra i quali quello più importante è il valore monetario. Il prof. Auriti amava dire che “ Lo spazio coincide solo col presente, tutto il resto è tempo”! Da tale premessa anche il senso dello stato e della cosa pubblica in generale assumono un significato chiaro. Ma vediamo perché vi è un’incompatibilità assoluta tra Lui (e noi che ne condividiamo il pensiero) e i suoi detrattori.
Auriti afferma che la dimensione oggettiva del tempo è solo il presente, con la conseguenza che solo in tal senso può parlarsi di oggettivazione del tempo. Per giungere a tale affermazione, occorre precisare che il punto di osservazione della successiva analisi interpretativa è quello del soggetto pensante, per cui si comprende che egli ha la capacità di ricordare e quella di ipotizzare il futuro. Di conseguenza se è l’io pensante da cui partire, lo spazio è unicamente il momento presente (che è momento pensante), mentre il ricordo o la previsione del futuro sono al di fuori dello spazio, cioè “sono tempi pensati e non pensanti”.
Conseguentemente, il valore è un rapporto tra fasi di tempo, quello della previsione e quello previsto, da cui discende il classico esempio della penna, che ha valore perché prevedo (momento della previsione) lo scrivere e il momento della realizzazione della previsione (tempo previsto), appunto lo scrivere. Dal ché il valore è tempo, non è spazio, con il corollario che il giudizio di valore può ritenersi fisiologico unicamente se si distingue il momento strumentale (che attiene all’oggetto) dal momento previsto (che è prerogativa esclusiva del soggetto). Solo il soggetto può godere dello strumento, mai uno strumento può usare un soggetto! Al contrario, quando si confonde la fase strumentale con quella soggettiva, il giudizio di valore entra nella patologia e crea le aberrazioni più grandi della storia, perché dietro lo strumento vi è sempre l’uomo, per cui alla fisiologia, cioè al bene comune della collettività, si sostituisce una soggettività strumentalizzante che usa la società strumentale e, quindi, in ultima analisi, una piccola cerchia di persone domina la collettività.
Nell’emissione monetaria la patologia è evidente, poiché la banca centrale, al più titolare dei simboli monetari, si appropria addirittura del valore monetario creato dalla collettività, sottomettendo la collettività stessa, privandola così di ogni possibilità di sopravvivenza, (ab)usando, per giungere a tale devastante risultato, la società strumentale Stato.
Ciò avviene perché – in chiara mala fede – la Banca centrale ritiene che il valore costituisca una caratteristica intrinseca al simbolo monetario, cioè sia coevo alla materia, mentre è conseguenza della convenzione sociale. Inoltre, in tal modo,  il valore viene spacciato come una dimensione dello spazio, mentre esso è una dimensione del tempo.
Il valore non può essere cercato nello spazio, cioè nel presente, ma nel tempo.
Il momento strumentale è presente, cioè è quello della previsione, l’unico che si oggetti vizza nel tempo. Se, invece, si confonde il momento strumentale con quello previsto, che riguarda e compete unicamente al soggetto, si confonde l'oggetto col soggetto e quindi il momento strumentale, oggettivo, con quello edonistico, soggettivo. In questo modo, l’oggetto utilizza il soggetto, ma siccome un’affermazione di tal fatta è assolutamente impossibile, perché dietro ogni strumento (società strumentale) vi è sempre la persona umana che lo usa e ne gode, possiamo finalmente comprendere la ragione della nascita delle varie forme di società strumentalizzanti: la mafia, la massoneria, l’abuso del sindacato di voto e via dicendo, cioè la personificazione dello strumento. La banca centrale opera in questo modo poiché emette dei meri simboli, che assumono valore di moneta perché la collettività li accetta come valore della misura e misura del valore e li utilizza per le transazioni economiche. Solo grazie alla convenzione sociale la moneta ha valore e solo in virtù della presenza di una collettività la moneta ha ragion d’essere, altrimenti il governatore della banca centrale, nel classico esempio dell’isola deserta, se stampa moneta e non vi è la base umana che l’accetta e la utilizza, potrebbe fare un uso assai limitato dei simboli così creati, certamente non quello di moneta.
Cosa argomenta invece la banca di emissione, cioè il nemico principale del prof. Auriti (ed anche nostro)? Afferma  che i simboli stampati su carta acquisterebbero la funzione e il valore di moneta allorché l’istituto li immette nel mercato e ne trasferisce la proprietà ai percettori. Cioè con una sola affermazione si dicono due grandi fandonie. La prima è che il simbolo cartaceo avrebbe valore intrinseco, sarebbe cioè dotato di valore monetario ex ante, quando è ancora nelle fauci della bce. Di conseguenza, ed è la seconda bestialità, la banca d’emissione trasferisce la proprietà alla collettività, cioè ai cittadini e per essi allo Stato.
Le affermazioni confermano quanto detto in precedenza, cioè che vi è deformazione del giudizio di valore e si tende ad attuare una strategia culturale di dominazione, perché, da un verso, l’istituto di emissione pretende di definire il valore come prerogativa della materia e, nel contempo, incorre nel gravissimo (e voluto) errore di considerare il valore nella dimensione dello spazio, mentre è caratteristica esclusiva del tempo. Infine, afferma che il valore monetario risiede nella materia, mentre è conseguenza esclusiva della presenza di una collettività umana che l’accetta come tale.
Dire cioè che la moneta è già tale al momento dell’emissione ed è di proprietà della banca di emissione, è falso ed è un’affermazione gravissima e devastante per tutte le collettività nazionali perché vuol dire espropriare la collettività del 100% del valore monetario. Ma non è tutto.  Se l’asserito trasferimento alla collettività avviene a titolo di prestito, come in effetti oggi è, la conseguenza è l’obbligo di restituzione, da cui discende un ulteriore indebitamento ancora del 100%. Il famoso 200% che indusse il prof. Auriti a denunciare l’allora governatore della banca d’Italia per usura, associazione a delinquere, truffa, falso in bilancio, istigazione al suicidio.  
Oggi continuiamo ad assistere inermi all’indebitamento dei singoli stati con la BCE, attraverso l’emissione di titoli di debito pubblico per ottenere moneta, quando invece la moneta dovrebbe essere semplicemente accreditata, a titolo originario, alle collettività nazionali. Non solo, le banche secondarie non finanziano, recte non erogano, ma investono sui titoli di debito pubblico, ritenendoli più remunerativi rispetto all’utilizzo che del denaro farebbero i cittadini e le imprese, togliendo così il sangue all’organismo sociale che, in assenza del sangue - denaro, non può sopravvivere. E ciò sempre senza considerare che, in ogni caso, la moneta è della collettività e, quindi, la oggettiva funzione pubblica del denaro dovrebbe imporre il divieto alle banche di svolgere attività di lucro e di investimento in strumenti di debito pubblico (anch’essi comunque da abolire per cessazione di ragion d’essere). Quindi, a sette anni dalla prematura scomparsa del prof. Giacinto Auriti, il suo messaggio profetico si fa rivoluzione: riconsegnare alla banca di emissione unicamente la funzione tipografica, attribuendo la proprietà della moneta ai cittadini e conseguentemente dichiarare l’obbligo a carico delle banche di raccolta del risparmio e di finanziamento di erogare denaro ai cittadini e alle imprese.
Una rivoluzione da portare a termine ad ogni costo, come ci insegnò.
Moneta di popolo contro moneta di banca. Il bene contro il male.                                             

A.P.

giovedì 8 agosto 2013

A Casalbordino, Le Vie dei Tratturi

Promosso dalla Camera di Commercio di Chieti per valorizzare le nostre ricchezze
A Casalbordino, Le Vie dei Tratturi, il 13 agosto

Un evento in riva al mare, sul Tratturo Magno, con  pastori e briganti, greggi di pecore e lavorazione della lana, canti e suoni della tradizionale popolare.

CHIETI, 8 Agosto ’13 – “Le vie dei Tratturi”, iniziativa promossa dalla Camera di Commercio di Chieti con l’obiettivo di valorizzare le ricchezze storiche, culturali, paesaggistiche e ambientali dei territori rurali che insistono lungo i tratturi della transumanza, si svolgerà al Lido di Casalbordino, località Casette Santini, in prossimità della pineta, Il 13 agosto, dalle ore 19.00.
L’appuntamento di Casalbordino, curato da Fattoria degli Elfi Onlus, Cooperativa Sociale Voloentieri e Associazione Territori Link, ha il seguente programma:
- dalle ore 19 si avrà la realizzazione di un’area dimostrativa con un gregge di pecore e momenti di vita pastorale: allestimento dello stazzo, prove di mungitura, spiegazione di fasi della cagliata, tosatura, cardatura e tessitura fino ad arrivare alla realizzazione di un capo di lana;
- dalle ore 20.30 alle 22.00 si terrà la proiezione del documentario “Transumanze d’Europa” realizzato dai registi Anna Cavasinni e Fabrizio Franceschelli;
- alle ore 22.00 seguirà la rievocazione di alcuni momenti salienti della transumanza e della loro vita dei pastori nel loro migrare verso il mare, musiche e coreografiche con Silvia Santoleri e Anna Anconitano ed infine con l’entrata in scena … dei briganti.

Le Vie dei Tratturi è una iniziativa che si inserisce in un progetto più ampio che vede coinvolte le Camere di Commercio di Abruzzo Lazio Marche Molise Toscana e Umbria aderenti all’Associazione Interregionale delle Camere di Commercio del Centro Italia, guidata da Andrea Sereni, Presidente della Camera di Commercio di Arezzo.

Le Vie dei Tratturi vede la collaborazione dell’Archivio di Stato di Chieti che sta curando la realizzazione di una ricerca storico-documentale sui tratturi e la transumanza in particolare nella provincia di Chieti oggetto di una mostra itinerante nel territorio regionale; dell’Associazione Gutemberg di Lanciano ed altre associazioni frentane che hanno programmato una serie di iniziative sul tema tratturi e transumanza anche durante le Feste Lancianesi.


Nel mese di ottobre, in occasione della VII edizione del cammino sul Tratturo L’Aquila-Foggia (29 settembre - 8 ottobre) promossa dall’associazione Tracturo 3000 coordinata dal dr. Pierluigi Imperiale, la CCIAA di Chieti organizzerà alcuni eventi di animazione sul territorio provinciale durante passaggio a Chieti e a Lanciano: il 1° ottobre a Chieti Scalo, nel centro espositivo dell’Ente in località ex Foro Boario con iniziative varie, convegno, mostre, con un’area area dimostrativa con un gregge di pecore e momenti di vita pastorale, lavorazione artigianale dei tessuti dalla lana, a cui saranno presenti istituzioni, operatori, il mondo della scuola. Il 3 e 4 ottobre assieme ad associazioni del territorio frentano, si ripeterà la consueta accoglienza nel territorio frentano già sperimentato nelle edizioni precedenti con una festa popolare che accoglierà pastori e transumanti.

lunedì 5 agosto 2013

Vincitori della prima edizione del “Premio dell’Editoria Abruzzese - Città di Roccamorice – 2013”

Domenica 4 agosto si è svolta la manifestazione di premiazione della prima edizione del “Premio dell’Editoria Abruzzese – Città di Roccamorice - 2013”.

La Giuria, composta da Luca GASBARRO, Enrico SANTANGELO e Francesca PICCIOLI, ha così proclamato i Vincitori delle varie Sezioni:

Vincitori delle Sezioni dedicate agli autori abruzzesi:

Saggistica: Orlando ANTONINI, L’Aquila nuova negli itinerari del Nunzio (One Group Edizioni)

Narrativa: Pasquale CUCCO, La rosa e il cormorano (De Felice Edizioni)

Poesia: Alessandra ANGELUCCI, Mi avevi chiesto di fermarmi qui (Galaad Edizioni)


Premi speciali della Giuria

- per la narrativa per l’infanzia
• Roberto MELCHIORRE, Manga contro Ercole (Edizioni Le matite colorate)

- per la storia dell’ambiente in Abruzzo
• Aurelio MANZI, Storia dell’ambiente nell’Appennino Centrale (Meta Edizioni)



Vincitori delle Sezioni dedicate agli autori non abruzzesi:

Saggistica: FRANCO FERRAROTTI, Un popolo di frenetici informatissimi idioti (Edizioni Solfanelli)

Narrativa: Loredana PIETRAFESA, Al di là della ferrovia (Edizioni Tabula fati)

Poesia: Francesco BALDASSI, Divagazioni sulla libertà (Edizioni Tabula fati)



I riconoscimenti sono stati consegnati da Nazario PAGANO, Presidente del Consiglio Regionale, alla presenza del sindaco di Roccamorice, Alessandro D’ASCANIO, e del presidente dell’Associazione Editori Abruzzesi, Marco SOLFANELLI.


I vincitori del Premio dell’Editoria Abruzzese – Città di Roccamorice

La premiazione della prima edizione del "Premio dell'Editoria Abruzzese - Città di Roccamorice - 2013", si è svolta Domenica 4 agosto in uno splendido e suggestivo angolo della Città dell’Eremo di San Celestino.
La Giuria, composta da Luca GASBARRO, Enrico SANTANGELO e Francesca PICCIOLI, ha così proclamato i Vincitori delle varie Sezioni:
Vincitori delle Sezioni dedicate agli autori abruzzesi:
Saggistica: Orlando ANTONINI, L'Aquila nuova negli itinerari del Nunzio (One Group Edizioni)
Narrativa: Pasquale CUCCO, La rosa e il cormorano (De Felice Edizioni)
Poesia: Alessandra ANGELUCCI, Mi avevi chiesto di fermarmi qui (Galaad Edizioni)

Premi speciali della Giuria
per la narrativa per l'infanzia
Roberto MELCHIORRE, “Manga contro Ercole” (Edizioni Le matite colorate)
per la storia dell'ambiente in Abruzzo
Aurelio MANZI, Storia dell'ambiente nell'Appennino Centrale (Meta Edizioni)

Vincitori delle Sezioni dedicate agli autori non abruzzesi:
Saggistica: FRANCO FERRAROTTI, Un popolo di frenetici informatissimi idioti (Edizioni Solfanelli)
Narrativa: Loredana PIETRAFESA, “Al di là della ferrovia” (Edizioni Tabula fati)
Poesia: Francesco BALDASSI, “Divagazioni sulla libertà” (Edizioni Tabula fati)


I riconoscimenti sono stati consegnati da Nazario PAGANO, Presidente del Consiglio Regionale, alla presenza del sindaco di Roccamorice, Alessandro D'ASCANIO, e del presidente dell'Associazione Editori Abruzzesi, Marco SOLFANELLI.

Presentazione: LA POLVERE SUL CUCU' di Vito Moretti (San Vito Chietino, Giovedì 8 agosto 013 – Ore 21,00)

Al Teatro 2 Pini di San Vito Chietino, Giovedì 8 agosto ’13 – Ore 21,00
Il libro La polvere sul cucù di Vito Moretti

SAN VITO CHIETINO, 5 Agosto 13 – Il libro dello scrittore Vito Moretti, LA POLVERE SUL CUCU’, edito da Tabula Fati, sarà presentato con il patrocinio del Comune alle ore 21,00 di Giovedì 8 agosto ’13, al Teatro 2 Pini di San Vito Chietino, a cura dell’Associazione Nuovi Orizzonti. Con l’Autore sarà presente l’editore Marco Solfanelli. Relatrice la Prof.ssa Adelina Mancini. Moderatore Dott. Francesco Cupido.
Il programma dell’evento culturale prevede la lettura di alcuni brani del libro da parte delle giovani attrici Rina D’Atri e Manuela Miccio, ed intermezzi musicali della cantante Maria Cristina Solfanelli, al piano il M° Juri Sablone.




Vito Moretti, originario di San Vito Chietino, risiede a Chieti. È poeta in lingua e in dialetto e critico letterario. Ha esordito con alcuni poemetti sul finire degli anni Sessanta e, successivamente, ha dato alle stampe varie raccolte di versi, un libro di racconti e alcuni volumi di saggistica. È tradotto nelle principali lingue moderne. La sua più recente opera, LA POLVERE SUL CUCU’, edito da Tabula Fati, ha ottenuto il Premio Letterario promosso del Comune di Abbateggio (PE) e dall’Associazione Editori Abruzzesi.


 I racconti di questo libro tracciano il profilo di una comunità osservata con gli occhi di un giovane che scopre intorno a sé le dinamiche della vita, i capricci del destino, le risorse della volontà e delle passioni: una piccola comunità, dunque, che si anima di fatti e di momenti in cui ciascuno è messo alla prova del giudizio e della storia e nei quali gli individui – uomini e donne, vincitori e perdenti – trovano la verità del loro essere, la rivelazione che li fa crescere e i modi che consentono ai loro passi di restare sulla strada dei lunghi cammini.

I racconti si avvalgono, peraltro, di un dettato narrativo esemplare, esposto agli im-pulsi di una parola che si impone con le sue energie memoriali e liriche e che riversa sulla pagina le sue molte giaciture, le sue espressività psicologiche e i suoi legami con i grandi fuochi che danno il diritto all’io di esprimere la propria individualità e le proprie insegne umane e ideali, ed anche la facoltà di ricomporre esistenze e di interloquire con esse, prima svapori lontano e si cancelli.

venerdì 2 agosto 2013

È deceduta Maria Concetta Egidio la “Maestra merlettaia”, madre di Vito Giovannelli

È deceduta Maria Concetta Egidio
la “Maestra merlettaia” madre di Vito Giovannelli
Aveva compiuto 107 anni


“Ha trascorso 100 anni della sua vita confezionando straordinari merletti, tovaglie d’altare e opere d’arte all’uncinetto, divenendo la ‘maestra merlettaia’ d’Italia per eccellenza, una donna che può raccontare oltre un secolo di storia e che oggi ha spento le sue 107 candeline. E’ Maria Concetta Egidio, pugliese d’origine, ma ormai pescarese a tutti gli effetti, la città dove si è trasferita negli anni ’50, dove ha lavorato per tutta la vita e dove ha cresciuto i suoi 4 figli e i suoi nipoti, tra cui il giornalista della Formula Uno Ettore Giovannelli, e ora i suoi 16 pronipoti, il suo orgoglio e la sua ragione di vita”.
Lo ha detto il sindaco di Pescara Luigi Albore Mascia che oggi ha fatto visita a Maria Concetta Egidio, una delle donne ultracentenarie di Pescara circondata da tre dei suoi quattro figli, Giuseppina, Vito e Giacomo, mentre il quarto, Paolo, 87 anni, vive a Riccione. Ad accogliere il sindaco Albore Mascia nella sala dell’appartamento in centro, è stata la stessa signora Maria Concetta, in piedi dinanzi alla sedia a dondolo, circondata dalle mille riviste e giornali sui Santuari, che le tengono compagnia insieme alle varie edizioni del telegiornale, locale e nazionale, che non perde mai per tenersi aggiornata su quanto accade nel mondo e nella sua città.
“Quando stamattina si è svegliata – ha raccontato la figlia Giuseppina – volevamo farle una sorpresa, non dicendole che sarebbe venuto il sindaco a farle gli auguri, ma poi si è insospettita per la nostra presenza a casa, e per l’orario più mattutino del solito, e alla fine abbiamo dovuto svelarle il mistero, al quale non ha creduto sino a quando il sindaco non ha suonato al campanello di casa”.
La signora Maria Concetta Egidio è nata il 4 febbraio 1906 a Capurso, un paese in provincia di Bari, dove sono nati i suoi quattro figli, ma dagli anni ’50 si è trasferita a Pescara, dove ha portato avanti la sua arte di merlettaia. “Mamma – ha ricordato al sindaco Albore Mascia la stessa Maria Concetta, che ha perso il marito nel 1977 – ci faceva cominciare da bambine per imparare a filare d’uncinetto e confezionare tovaglie d’altare, coperte e centrini per decorare le case. Ci diceva di imparare che poi nella vita tutto poteva essere utile”, e infatti Maria Concetta è divenuta rapidamente una vera ‘maestra’ riconosciuta, un’artista del merletto che ha lavorato sino a pochi anni fa.

“Quello che colpisce in Maria Concetta – ha detto il sindaco Albore Mascia – è l’estrema lucidità di una donna che ha vissuto due guerre mondiali, che ha attraversato e superato le grandi crisi economiche, che ha vissuto personalmente gli anni del boom economico, e che ancora oggi continua a seguire con interesse gli accadimenti del mondo, perché si preoccupa del futuro dei suoi nipoti”. Alla signora Maria Concetta il sindaco ha donato un cesto di rose rosse e una pergamena con incisa la Menzione d’Onore ‘per avere, nel corso della sua lunga vita, coniugato una profonda Fede cristiana e mariana con la passione per il merletto abruzzese, elevandolo a forma d’Arte, così esaltando l’Artigianato della sua terra e consegnandolo ai valori di eccellenza nazionale”.

giovedì 1 agosto 2013

Premio dell'Editoria Abruzzese - Città di Roccamorice – 2013

La Giuria del "Premio dell'Editoria Abruzzese - Città di Roccamorice - 2013" comunica l'elenco delle opere Finaliste e dei Vincitori delle varie Sezioni del Premio.
La proclamazione dei Vincitori delle Sezioni dedicate agli Autori abruzzesi avverrà al momento della cerimonia di premiazione di Domenica 4 agosto.
Sabato 3 agosto, nel corso di un incontro pubblico i 9 autori abruzzesi finalisti presen-teranno le loro opere e la Giuria ne trarrà elementi per stabilire la classifica finale.

Finalisti delle Sezioni dedicate agli autori abruzzesi:

SAGGISTICA (in ordine alfabetico)
Orlando Antonini, L'Aquila nuova negli itinerari del Nunzio (One Group Edizioni)
Simone Gambacorta, Scritti sbagliati (Galaad Edizioni)
Silvia Scorrano, Le acque sacre in Abruzzo (Edizioni Menabò)

NARRATIVA (in ordine alfabetico)
Paolo Carretta, Sherlock Holmes e il fuoco della pernacchia (Edizioni Solfanelli)
Pasquale Cucco, La rosa e il cormorano (De Felice Edizioni)
Vito Moretti, La polvere sul cucù (Edizioni Tabula fati)

POESIA (in ordine alfabetico)
Alessandra Angelucci, Mi avevi chiesto di fermarmi qui (Galaad Edizioni)
Fabrizio De Gregorio, Confessioni rupestri (Edizioni Tabula fati)
Giuseppina Fazio, Nel rosaio che punge di versi (Edizioni Tabula fati)

Premi speciali della Giuria - per la narrativa per l'infanzia
Roberto Melchiorre, Manga contro Ercole (Edizioni Le matite colorate) - per la storia dell'ambiente in Abruzzo
Aurelio Manzi, Storia dell'ambiente nell'Appennino Centrale (Meta Edizioni)

Vincitori delle Sezioni dedicate agli autori non abruzzesi:

SAGGISTICA - Franco Ferrarotti, Un popolo di frenetici informatissimi idioti (Edizioni Solfanelli)

NARRATIVA - Loredana Pietrafesa, Al di là della ferrovia (Edizioni Tabula fati)


POESIA - Francesco Baldassi, Divagazioni sulla libertà (Edizioni Tabula fati)