lunedì 27 giugno 2011

A proposito di un processo a Gabriele d’Annunzio: Eventi di Guerri…

Tanto per cominciare D’Annunzio è defunto. Non v’è dubbio su questo. Se ciò non fosse non vi sarebbe nulla d’extraordinario nella serata che sto per raccontarvi. Se non fossimo perfettamente convinti che il padre d’Amleto è morto prima dell’alzarsi del sipario, il suo passeggio notturno sui bastioni, al vento di levante, sarebbe naturale come una qualunque passeggiata notturna di un qualsivoglia attempato signore in un posto ventoso. Ma, ahinoi, mentre il romano teatro Valle di lacrime, è occupato da attori disoccupati, il piazzale dell’ex Aurum della città dannunziana, iersera, 24 giugno, era occupato da veri avvocati occupati a fingersi attori, in un improbabile “Processo a D’Annunzio”, Vate incarnato, per l’occasione, da Giordano Bruno Guerri, ideatore dell’evento apertura del D’Annunzio International Arts Festival.
Ad affiancare il finto Capitano in questa vera impresa, tre veri avvocati: accusa, difesa e presidente del tribunale, Luigi Albore Mascia, borgomastro della città che dié i natali a Gabriele; il quale, dal mondo della verità, in aggiunta alla serale finzione, dové sopportarsi l’ennesima esibizione de “A vucchella”, versi da lui scritti e poi musicati da Tosti, a preludio di processo e interpretata, per l’occasione, da un cantante del Conservatorio pescarese, guarda caso intestato alla madre del Poeta, Luisa. Ad introdurre i finti attori sul palco di questo Forum nostrano, l’assessore alla cultura del locale Palazzo di Città, la signora Elena Seller, nei panni di presentatrice, ma che con Rita Dalla Chiesa aveva in “Comune”, è il caso di dire, soltanto colore e taglio dei capelli. Meritevole d’elogi l’impianto scenico, rispettoso del clima d’austerità che ben si confà, di questi tempi, ad un’Amministrazione giustamente sparagnina e attenta alla crescita artistica e culturale delle nuove generazioni; ché sicuramente le scene sono il risultato di un concorso su “Il più bel disegno di un’aula di giustizia, con sfondo obbligato di pineta e ponte sul mare”, probabilmente indetto dal locale assessore alla Pubblica Istruzione e rivolto agli studenti delle scuole elementari e medie inferiori cittadine. Non sappiamo chi sono stati i vincitori, ma l’importante è avervi partecipato. Le luci, parsimoniosamente fisse, tentavano di gareggiare in sfavillio con quelle della retrostante facciata dell’Aurum, festosamente allumata a giorno. L’Impianto audio, probabilmente trasportato, per l’occasione, dall’aula del consiglio comunale al luogo del dibattimento, funzionava a singhiozzo, con gran sollievo di buona parte della platea, che, in tal modo, meglio ha potuto apprezzare i silenzi della controversia.
Quanto al Vate Guerri, lasciata all’uopo la penna per l’ugola, goffamente egli tentava di occupare lo spazio scenico, dopo aver ben occupato il Vittoriale e la città di Pescara con la qualifica di suo consulente d’immagine. Tiepidi gli applausi del pubblico rimasto, chiamato a giudicare i vivi e i morti, nella pur calda serata di questo “Sonno di una notte d’estate”, come avrebbe scritto l’evocato Gabriele D’Annunzio, a chiusura di giornata in aggiunta agli altri suoi due celebri “Sogni”, se fosse stato ancora in vita.

Sabatino Ciocca

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