giovedì 14 marzo 2013

In nome del Vate, dei figli, e del Santo Spirito (di Sabatino Ciocca)


In nome del Vate, dei figli, e del Santo Spirito

Ovvero, Pescara come Betlemme

di Sabatino Ciocca


«3 chili e 350 grammi di serenità, capelli neri e un nome importante, Gabriele è venuto al mondo alle 8.22,  approssimativamente nella stessa ora in cui sarebbe nato il Vate.»
Questo, giorni addietro, si lesse su un quotidiano locale.

«Non “sarebbe”, ma “è” la data esatta.»  S’affrettò a precisare, in una conferenza stampa, il consigliere comunale Licio Di Biase, anche consigliere delegato al recupero e alla valoriz-zazione del patrimonio storico del capoluogo adriatico, uomo ormai avvezzo a questo genere di clamorosi scoop.

«La nascita di Gabriele D’Annunzio è stata registrata — spiegò Di Biase —  il 12 marzo 1863 nel registro di stato civile da me rinvenuto nei sotterranei di Palazzo di Città, e da qualche mese conservato nella Sala Aternum, sede della Presidenza del Consiglio Comunale di Pescara, al secondo piano del municipio. E’ un piccolo cimelio, di grande importanza, per ricordare l’illustre concittadino nel centocinquantesimo anniversario della sua nascita.»

«Come annunciato in occasione dell’apertura ufficiale delle celebrazioni dannunziane — s’affrettò ad aggiungere il sindaco Albore Mascia — abbiamo ritenuto doveroso fare un piccolo omaggio al bambino che  per primo sarebbe nato nella data del 12 marzo.»

E la nuova della venuta al mondo di un bambino, a 150 anni esatti dalla nascita di Gabriele d'Annunzio, non si fece attendere. Il lieto evento avvenne nel Reparto Maternità del Dipartimento Materno-Infantile dell'ospedale civile di Pescara, che in alboremascese vuol dire “città dannunziana”.

I genitori del neonato, che avevano inizialmente pensato di chiamare il bambino Pietro, cogliendo al volo la straordinaria coincidenza, si decisero a chiamarlo Gabriele.

«Una scelta, la nostra — così i genitori del piccolo — che non poteva che farci un enorme piacere, vista l'attenzione che la nostra amministrazione comunale sta riservando alla figura di Gabriele d'Annunzio.»

Appresa la lieta novella, il sindaco di Pescara Luigi Albore Mascia, accompagnato dal Presidente della Fondazione de “Il Vittoriale”, Giordano Bruno Guerri, e dai suoi più stretti collaboratori, si recò a rendere omaggio al fortunato bambinello; e rivolgendosi a un membro della sua giunta: «Io porto la medaglia da offrire ai genitori, e  tu porti il bouquet di fiori per la mamma.»
«Avrei preferito portare la mirra.»
«Non ricominciamo con le solite proposte di scambio, con le solite beghe delle correnti interne al partito. La mirra la portava Gasparre, con la “e” finale, mica Gasparri. Non costringermi a fartelo spiegare da Di Biase, che lui la storia la sa. Lascia fare, che ho esperienza. Ho fatto il magio al presepe vivente della legalità e della cittadinanza.»

A sedar la discussione, che avrebbe anche potuto aggiungere guai ad altri guai alla conduzione del  già traballante Palazzo di Città, ecco che, dal manipolo dei pellegrini, s’alzò una voce: «La stella cometa! La stella cometa!»
«E’ l’acca  di Hospital, idiota,» precisò un’altra voce, probabilmente quella di un consigliere di maggioranza, trombato dal partito proprio per la sua sagacia mai e mal tenuta a freno.
Mentre Mascia faceva il suo regale ingresso nell’ospedale Santo Spirito, uno dei pochi edifici pubblici della città dannunziana non intitolato al Vate o a un suo parente. Ad accoglierlo v’erano, già da tempo nell’attesa, il manager dell’Asl, il primario del reparto, il primario di Neonatologia e l'assessore alle Politiche sociali, lì accorso in avanscoperta a disperdere un nutrito gruppo di cittadini, incazzati neri per via delle estenuanti file dinnanzi alle casse per la riscossione del ticket. S’arrivò infine al cospetto del bambinello, e lì abbracci, strette di mano, consegna dei doni e felicitazioni in nome e per conto del grande Abruzzese.
«Il piccolo Gabriele… sì, il bambino nato lo stesso giorno di D’Annunzio… pare sia  il figlio del nipote del senatore Andrea Pastore… capisci a me!»

Questa, l’anonima telefonata che, di lì a poco, fece squillare un cellulare d’ultima genera-zione nella stanza sede del Pd in Comune. E ancor più pronta fu la levata di scudi dell’opposizione, alla notizia.
«Passi il cognome Pastore, ma la cosa che più ci lascia pensare al solito inciucio, è che il bambino è figlio del nipote di un senatore del Pdl. Sarà nostra premura controllare, da cittadini onesti prim’ancora che da consiglieri, in nome della trasparenza e della legalità, se il parto è avvenuto col cesareo.»

Lo stesso giorno, al dopopranzo, il sindaco Albore Mascia dovette precisare nuovamente che: «Oltre al piccolo Gabriele, tutti i bambini, maschietti e femminucce che oggi avranno la fortuna di nascere, saranno omaggiati con una medaglia del Vittoriale, a ricordo di una ricorrenza davvero speciale.»
«Bella mossa,» s’affrettò a complimentarsi il consigliere di maggioranza, quello trombato dal partito proprio per la sua sagacia mal tenuta a freno, complimento rivolto al suo primo cittadino con la speranza, anche se tarda, di ricevere in cambio la presidenza di qualche consigliuccio d’amministrazione. E completò: «Lo sanno tutti che il nostro è un Paese a crescita demografica zero.»

Fu allora che Albore Mascia ebbe come la percezione d’essere giunto al capolinea. Ma, come si dice, la notte porta consiglio, anche se non sempre e non a chi la testa non l’ha.

L’indomani i giornali titolavano “Pescara come Betlemme”.
Ad una più attenta lettura, si apprendeva che: «Per le celebrazioni dannunziane del 2014, l’Amministrazione Comunale è già al lavoro così da organizzare il Primo Presepe Vivente, rievocazione laica della nascita del Vate. La rappresentazione è assolutamente originale nel suo genere, come ha tenuto a dichiarare un collaboratore dello staff del professor Giordano Bruno Guerri, consulente per l’immagine della città di Pescara.»
«E’ superfluo ricordare la tenacia di quest’Amministrazione a voler continuare a battere la strada della propria vocazione. “Presepe” o “presepio”, del resto, trova la sua derivazione dal latino “praesaepe”, che vuol dire greppia, mangiatoia, e anche recinto ristretto, come certamente potrà confermare l’amico professor Guerri.»

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