Venerdì 6 agosto 2004 presso l’Anfiteatro del Centro Fieristico “Le
Ciminiere” di Catania ha avuto luogo il concerto sinfonico-vocale che ha visto
protagonisti il tenore Marcello Giordani, il direttore d’orchestra Giuliano
Carella e l’orchestra del Teatro Massimo Bellini di Catania. La
rappresentazione fa parte del Festival della Val di Noto promosso dal Ministero
per i Beni e la Attività Culturali, dalla Regione Siciliana Assessorato dei
Beni Culturali ed Ambientali e della Pubblica Istruzione, dalla Provincia
Regionale di Catania e dall’Associazione Val di Noto Festival. Un grande
impegno di dette istituzioni che comprende più di cinquanta manifestazioni che
verranno realizzate nel distretto Sud-Est della Sicilia orientale da agosto a
settembre, coinvolgendo le province di Catania, Siracusa e Ragusa.
Il programma offerto al pubblico catanese non è stato certo dei più
consueti, anche e soprattutto per la presenza di musiche dello scapigliato
Alfredo Catalani del quale abbiamo ascoltato i brani strumentali tratti dalla Loreley: Preludio del I atto, Danza delle ondine e valzer dei fiori eseguiti
invero in modo impeccabile dall’orchestra del nostro teatro guidata con sicura
competenza da Giuliano Carella. L’Intermezzo dalla Manon Lescaut di Giacomo Puccini, la Tregenda da Le Villi dello stesso autore, nonché
l’Intermezzo de L’amico Fritz e il
Preludio e l’Intermezzo da Cavalleria
Rusticana di Pietro Ma scagni hanno trascinato il foltissimo pubblico intervenuto che si è
ancor più entusiasmato per le interpretazioni di Marcello Giordani che si è
esibito in: La dolcissima effige e L’anima ho stanca da Adriana Lecouvreur di Francesco Cilea; Un dì all’azzurro spazio e Come un bel di maggio da Andrea Chénier di Umberto Giordano; M’hai salvato da Wally di Alfredo Catalani e Addio
alla madre da Cavalleria rusticana.
Il tenore siciliano ha sfoderato in ogni brano l’assoluto dominio tecnico della
sua tessitura ed una luminosità sonora di rara fattura. Come bis ha concesso
dalla Turandot il celeberrimo Nessun dorma che ha provocato
nell’anfiteatro una vera e propria standing ovation.
Giovanni Pasqualino
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