lunedì 11 agosto 2008

Ancora vivo il ricordo dell’insigne economista Prof. Giacinto Auriti


Nel 2° anniversario della prematura scomparsa


Il tempo è un concetto convenzionale ancorato ad un dato oggettivo, la sua forza, perversa e spesso iniqua, è quella di lenire il dolore, modificandolo fino a trasformarlo, per chi ha amato il Prof. Giacinto Auriti, in un senso di orgoglio e di privilegio immeritato per i tanti che lo hanno conosciuto e seguito. Tuttavia, oggi, l’11 agosto 2008, nel segnare il secondo anno dalla scomparsa del prof. Auriti, deve assumere anche un significato di verifica del nostro operato, un momento di riflessione su ciò che si è fatto per sostenere e divulgare, oltre al ricordo per la grande figura umana, le idee del compianto Maestro.
Ebbene, tutti noi dobbiamo fare mea culpa, poiché ben poco si è fatto in tal senso. La disorganizzazione degli amici del prof. Auriti, che era ritenuta da lui stesso un punto di forza, ora sembra diventare un momento di lassismo.
L’invito che rivolgo a me stesso è quello di cambiare rotta, di ritrovarci, se Dio vuole, da qui ad un anno (l’11/8/2009), per fare il punto delle iniziative intraprese nel solco dell’insegnamento ricevuto, senza personalismi e senza pregiudizi.
Questi giorni, fino a quanto il prof. Auriti era nel pieno delle sue forze, erano i più belli dell’anno. La maggiore libertà dagli impegni di lavoro consentiva incontri e momenti di dibattito, poi si dava inizio alla vendemmia con i meravigliosi convivi che ne seguivano. Un solo anno questa ritualità non ebbe luogo, nell’estate del 2000, allorché salì alla ribalta delle cronache l’esperienza del Simec, ma grazie alla scelta, improvvida e liberticida, della Procura della Repubblica, l’idea si divulgò nel mondo ed oggi costituisce argomento di dibattito a tutti i livelli, come mai avremmo potuto fare pur amplificando al massimo i nostri canali di diffusione.
Ancora grazie prof. Auriti per averci evitato l’altrimenti ineludibile destino di “polli in batteria”, trasformandoci in osservatori consapevoli degli accadimenti umani. Il mio augurio, dopo che il Simec è stato inserito di diritto nel catalogo mondiale delle monete, è che la proprietà popolare della moneta diventi, per tutti i politici del globo, il grimaldello per scardinare le grandi forze finanziarie, il cui fine non è mai stato il bene comune.

Antonio Pimpini

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