martedì 23 luglio 2013

L'invulnerabile ortodossia e l'inutile chiasso del delirio teologico (di Piero Vassallo)

 I teologi parlano e parlano, impeterrita la verità definita dal credo niceno continua a illuminare la mente dei fedeli. Per alterare o addirittura liquidare il credo niceno, infatti, sarebbe necessaria la pubblicazione di un documento fondato sull'infallibilità di un magistero che, mediante tale atto, smentirebbe e negherebbe la fonte della propria infallibilità. Un circolo ermeneutico sui generis imprigiona la teologia modernizzante.
 E' pertanto lecito affermate che l'ortodossia è custodita gelosamente dall'incatenamento dei suoi avversari clericali.
 E' certo che i dogmi del cattolicesimo non sono alterati e neppure minacciati dal fracasso causato da teologi affascinati e abbagliati dalla modernità mutante/agonizzante.
 Vanamente i rumorosi seguaci di Karl Rahner inseguono, nella nebbia della loro mente, la verità nascosta in un sillogismo a quattro termini: la seconda persona della Santissima Trinità si è incarnata soltanto nella persona dell'ebreo Gesù, dunque si è incarnata nell'intera umanità.
 In un singolo uomo, Gesù di Nazaret, il delirio teologico si ostina a contemplare l'umanità universa, mentre il sillogismo naufraga nel doppio senso e nel pirandellismo: uno, tutti, nessuno.
 L'assurdo e il grottesco, peraltro, battono alla porta della teologia novista, poiché affermata l'incarnazione della seconda Persona della Santissima Trinità in tutti gli uomini, si è costretti ad ammettere che a chiunque è conferito il potere di camminare sulle acque. Sulle acque della laguna di Venezia il cataro Massimo Cacciari potrebber danzare il valzer della candele con la sguaiata Litizzetto? O no? Forse la folgoredel Vaticano II non accende neanche le candele del languore.
 Un autentico miracolo del pensiero sarebbe invece la salvezza universale promessa da Rahner ad uomini senza vera fede e senza meriti. Promessa infondata e vana, quella del gesuita tedesco, dal momento che il Credo niceno annuncia che Gesù Cristo verrà nella gloria per giudicare i vivi e i morti, e non per condurre in cielo tutti gli uomini, credenti e non credenti, buoni e malvagi, santi e peccatori ostinati fino all'ultimo respiro. 
 Teologi più o meno autorevoli predicano la doppia verità. I buonisti al rosolio censurano la nozione d'inferno.  Rahner, sotto lo scrosciare di applausi festosi, battuti da fedeli stupefatti, estrae dal manuale della falsa logica [il cane abbaia, una costellazione è cane, dunque una costellazione abbaia] una teologia abbaiante alla luna perdonista/conciliare.
 La sfida rahneriana al senso comune getta l'ombra del dubbio almeno su una o due affermazioni tortuose, consegnate a documenti pastorali del Concilio ecumenico Vaticano II ... questi imbarazzanti fatti gettano l'ombra del sospetto  sugli innovatori rampanti e rafforzano la coscienza dei veri fedeli.
 Ultimamente i teologi divagano anche ad alto livello. Insinuano, ad esempio, l'opinione lampedusiana secondo cui le pratiche oblique e rumorose, suggerite da fondatori di religioni non cristiane o anticristiane, producono benefici spirituali. Se non che nel Vangelo i fedeli leggono la seguente, contraria testimonianza degli Apostoli: Signore, Tu solo ha parole di vita.
 La tesi di alcuni arditi teologi, secondo le quali anche Lao-Tse, Budda, Confucio, Mani, Maometto, Lutero, Calvino e (perché no?) Hegel, Marx, Severino, Cicciolina ed Emma Bonino hanno parole di vita, non modifica gà dell'errore vaticanista conforta i credenti e aumenta la loro fede nella Verità rivelata.
 In definitiva il deragliamento del giornalismo teologico nell'assurdo, quantunque autorevoli e solenni siano i suoi banditori, non può intaccare e debilitare la fede genuina. Stat Veritas. L'eresia dei preti storditi rotola verso l'obitorio della modernità

P.V.

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