Parcere
superbis debellare victos
L'invertita giustizia di
uno stato bananiero
di Piero
Vassallo
L'antico
imperativo, parcere victis debellare superbos, al quale, in altri tempi,
obbediva la politica conforme al diritto naturale, si dovrebbe tradurre,
aggiornandolo: sostenere i deboli
e limitare l'eccessiva spesa e lo spreco insensato, che la nazione sostiene
per mantenere nel lusso la folla dei politicanti e dei loro reggicoda.
Ad alcuni
sembra che la formula indichi una ragionevole soluzione ai drammatici problemi
che affliggono la patria delle banane, frutti un tempo celebrati quali Muse dei
Sapienti oggi trasformati in supposte destinate alla consolazione degli
Intelligenti.
Purtroppo la
scena di una tale paese (ovviamente non ci riferiamo alla felice, democratica
Italia, ma alla proverbiale repubblica equatoriale delle Banane) obbedisce a un
contrario comandamento: i deboli stiano in disciplinata coda davanti alla
cucina misericordiosa, che distribuisce minestre preparate da un'associazione
religiosa, alla quale i Potenti, gli Illuminati allo scoperto e i Superiori
Incogniti vorrebbero negare il diritto di ricevere la libera offerta dei
contribuenti.
Pertanto i
privilegi scandalosi dei burocrati e dei politicanti bananieri sono difesi da
eroiche e irriducibili istituzioni democratiche, e da giudici in cappa e
spadino.
Nell'infelice,
lontana repubblica alcuni impertinenti/dissidenti e numerosi
disagiati/sotto-alimentati sostengono che il malessere infuriante nelle fasce
deboli si potrebbe attenuare dirottando verso gli infelici le ingenti somme
ora destinate al mantenimento di
apparati faraonici, talora pleonastici, talora perniciosi e devastanti,
sempre avidi e mal funzionanti.
Se non che i
politicanti bananieri sostengono a spada tratta che la proposta di ridurre la
spesa pubblica è un errore volgare, prontamente confutato dalla scienza politica
integrata e onorata profumatamente nel talk show.
La classe
dirigente della illuminata repubblica bananiera sta lavorando alla soluzione
della crisi conservando intatte le istituzioni superflue e difendendo o
incrementando i privilegi dei pubblici faccendieri.
Infine l’onorata
classe sta per varare una legge audace e lungimirante, intesa a colpire
l'orrenda bananofobia e a tutelare il buon nome e la gloriosa fama del
caratteristico, squisito atto dei bananieri. Onde il proverbio del poeta progressista:
“felicità, il tuo nome è banana”.
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